K.S.T.D.E.D. 7½ / 10 28/06/2007 18:36:28 » Rispondi Concordo con quanti (pochi) in precedenza hanno parlato di una certa freddezza della pellicola, della scarsa capacità di coinvolegere della stessa. Questo in tutta probabilità è dovuto allo sguardo scelto da Crialese per raccontare, attraverso la famiglia Mancuso, un periodo storico, un tema particolare; il suo, infatti, è uno sguardo distaccato che si risolve in quel taglio quasi documentaristico(aspetto, per contro, comunque positivo) alla base di "Nuovomondo".
Il reale fascino della pellicola, a mio avviso, risiede nella parte tecnica. L'uso del binomio ossimorico neoralismo-surrealismo(che spesso sfocia in sequenze oniriche) è magistrale e degno del miglior Bunuel messicano**; conferisce alla pellicola una certa originalità e le dà quella leggerezza necessaria a rendere scorrevole un tema che non è facile affrontare senza imbattersi nella noia dei soliti luoghi comuni. Secondo aspetto, anch'esso fondamentale, per la riuscita della pellicola è rappresentato da quelle particolari sequenze che vedono protagonisti gli sguardi e null'altro, accompagnati da una colonna sonora, ottima, che, non più solo in sottofondo, li ritaglia, li isola da tutto il resto e, appunto, li inquadra con primissimi piani (sono infatti i momenti di maggior impatto emozionale) A ciò, infine, si aggiunge la prova ottima di Vincenzo Amato, Aurora Quattrocchi e Charlotte Gainsbourg che danno ai propri personaggi una essenziale, in questo film più che in altri, credibilità.
Un'ottima regia, una fotografia stupenda, un'indubbia maestria nell'accostare momenti di spontanea ironia a momenti di cruda drammaticità; in definitiva un prodotto ben più che valido, originale, il cui unico difetto, ripeto, è forse solo la scarsa capacità di coinvolgere. Finale Stupendo, e così sono due, insieme a quello di Inland Empire, i finali che "Sinnerman" accompagna e rende indimenticabili.
**vedi "I Figli della Violenza" del regista spagnolo ed in particolare la scena dell'incubo di Pedro. Esempio perfetto di surrelismo al servizio del neoralismo.