caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

LE BALENE D'AGOSTO regia di Lindsay Anderson

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     7½ / 10  16/01/2015 18:40:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Gradevole commedia di uno dei grandi esponenti del free cinema che a fine anni '80 oramai mollati i propositi contestatori, definitivamente saturati l'anno precedente con un documentario dedicato alla corrente, si riscopre in grado di maneggiare temi di portata più sensibile quale la senilità.
Cambia radicalmente il montaggio, ponderato, la regia più profonda, i fasti del free cinema avevano indotto Anderson ad un linguaggio più caleidoscopico, gli stessi protagonisti anzi il protagonista della sua trilogia, Malcolm McDowell, lo articola su diverse sfaccettature, anarchico, introspettivo, ribelle, schizoide, pertanto nel voltare pagina il primo a cambiare è egli stesso con la sua regia che si fa lentissima nel descrivere fondamentalmente il nulla, la quotidianità, il vivere aspettando, l' 'attesa delle balene', l'attività del ricordare, di ricomporre il proprio puzzle biologico, la morte che si staglia all'orizzonte ma che non fa paura, insomma è invisibile il tocco del regista, invisibile la recitazione, Bette Davis attempata è impressa in tantissimi film, sopra le righe senza eccedere di una virgola col senso della misura ma pregevolmente istrionica, qui no si lascia condurre, è quasi un misurarsi con se stessa a 80 anni chi glielo fa fare e invece sembra voler alzare per l'ultima volta l'asticella e porgere il commiato al cinema. Affianco una serie di attori, chi arriva dall'horror, chi dal muto, chi dal western fordiano, vita e arte si uniformano e serenamente ci regalano quest'ultimo ritratto di senilità. Avvolgente la bonarietà della Gish che alla soglia del secolo di vita si palesa ancora attiva e in salute, abbastanza sciupata la Davis benché abbia una quindicina d'anni in meno, della stessa età la Sothern colpisce per come se li sia portati bene tanto da dimostrarne almeno una dozzina in meno. Curioso come i celebri occhi omaggiati dalla DeShannon e dalla voce della Carnes qui vengono categoricamente sottratti al pubblico.
steven23  16/01/2015 20:19:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Alla fine sei riuscito a commentarlo prima di me che, oramai, saranno almeno un paio di mesi che l'ho visto :)

Davvero curiosa la scelta di nascondere gli occhi della Davis al pubblico rendendoli ciechi, ammetto di averlo pensato anch'io non appena l'ho vista sullo schermo nella sua prima scena!
Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  16/01/2015 20:58:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Andarsene con un film così credo sia il desiderio di qualunque attore che ami il cinema e la propria carriera, non è un capolavoro ma in una carriera in cui hai sviscerato tutte le tappe prestarti a raccontare il capitolo della senilità in questa maniera in cui tocchi delle corde di alta intensità con un regista indipendente insomma perfetto, perfetto per la... Gish, eh si testardamente la Davis doveva invischiarsi in una stupidata 2 anni dopo, non l'ho visto e la curiosità di farlo c'è ma chiudere la carriera con gli occhi che si chiudono, bella metafora, tornata in voga recentemente anche per una serie tv di successo, vabbé peccato.

Di queste 5-6 leggende anzianotte la Davis è quella più vicina al trapasso, poco meno di un lustro prima aveva subito un paio di infarti, era uscita dalla paralisi con tanta riabilitazione ma di starsene nel salotto della sua villa o a bordo di una piscina non era portata, come non lo era di fare la mamma dato i rancori che serbava la figlia e proprio in quell'anno non lesinò infliggere un altro colpo alla madre. La Gish biologicamente se ne sentiva 10 di meno come la Southern che non credevo ai miei occhi, vispa, arzilla anche in carne e qui il confronto impietoso con la quasi coetanea Davis che aveva il volto scavato fa un certo effetto.


steven23  17/01/2015 11:46:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La Gish qui è letteralmente adorabile, poco da dire... ora dovrò recuperare qualche suo vecchio film, sono curioso di vederla in qualche ruolo nella prima metà del novecento.
Sulla Davis, beh, con tutto quello che ha passato (oltre ai due infarti pure ostiomielite e una solitudine che di certo non fa mai bene) non mi ha stupido il suo degrado fisico maggiore rispetto a quello delle sue colleghe di questa pellicola. Certo è che la Sothern ha dell'incredibile, lo ammetto... non conoscendola a dovere (l'avevo visto solo in "Lettera a tre mogli") non immaginavo neanche lontanamente potesse avere solo due anni meno della Davis. Sinceramente poteva quasi sembrare sua figlia nel film, e non credo di esagerare :)

E circa gli ultimi film della Davis non sapevo avesse fatto altro dopo questo, mi cogli impreparato xD Non so, comunque, se guardarlo o meno... mi piace pensare che questo sia stato il suo ultimo commiato al mondo del cinema, un canto del cigno davvero notevole.