DankoCardi 8½ / 10 16/02/2020 21:24:54 » Rispondi Qui siamo a livelli immensi; solo un regista come Chabrol poteva rendere in maniera così eccellente uno dei romanzi più particolari di uno dei più grandi scrittori del mondo come Simenon e solo un attore come Michel Serrault, con una interpretazione che mette più inquietudine di quella di Anthony Perkins in Psycho (il riferimento non è affatto casuale) poteva rendere così bene la follia lucida che può colpire una persona. Il cappellaio era già un assassino dentro di se, oppure sono stati gli eventi della vita a farlo diventare così? E la figura del piccolo sarto armeno (un Aznavour in un ruolo che sembra stato scritto per lui), l'unico che aveva capito qualcosa, con il suo sacrificio vano, cosa rappresenta davvero? Enigmi che non avranno una risposta, perchè non siamo davanti ad un vero e proprio giallo, ma ad una storia triste, di solitudine, di una amicizia...quella tra il sarto ed il cappellaio...che in realtà non esiste, di amore che non esiste. Forse non esistono nemmeno le piccole anziane vittime, che non mancano a nessuno. Un film che cattura, che ci fa immedesimare sia come vittime che come carnefici, dove i protagonisti si muovo in un teatrino di squallidi notabili di paese che non riescono a fare altro che parlare e pontificare. La lentezza della pellicola, anzichè un difetto, risulta un pregio come se venissimo presi per mano e portati a fare un lungo viaggio...ma con calma..tanto prima o poi la morte ci raggiunge.