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DJANGO regia di Sergio Corbucci

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amterme63     7 / 10  09/11/2010 21:58:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il grande successo dei film western di Sergio Leone ha provocato tutta una serie di "imitazioni" o di variazioni sul tema. "Django" appartiene a questo gruppo. Infatti anche in questo film tutto ruota intorno alla figura di un "eroe" solitario, di poche parole, misterioso, ambiguo, tiratore infallibile che usa il male a fin di bene. Intorno ruota tutta una serie di figure poco abbozzate e stereotipate: o completamente cattive, o vigliacche o materialiste. Ne viene fuori un ritratto sociale e etico amaro e pessimista.
Nel film di Corbucci si apportano, soprattutto nella prima parte, delle importanti innovazioni allo schema. La prima cosa che si nota è una specie di simbologia religiosa. Django trascina dietro sé con estrema fatica una bara. Sembra a volte Gesù che si reca al Golgota. Il simbolismo della bara funziona anche come una specie di "memento mori", il quale rimanda a qualcosa di etico e spirituale, più che materiale. In alcune scene appare chiara addirittura l'iconografia della croce. Gli interventi di Django assumono poi il significato quasi di un giudizio apocalittico, la giustizia "divina" che supplisce all'assenza di quella umana. La scena del salvataggio della prostituta Maria, con susseguente attaccamento di lei e ostentato distacco da parte di lui, rimanda alla redenzione di Maria Maddalena. L'ambientazione aspra e il terreno fangoso fanno poi pensare un po' agli scenari dei Vangeli e al valore nullo che ha la vita terrena (equivalente a fango).
Tutto questo fino al momento in cui Django apre la bara e tira fuori il suo contenuto. A questo punto tutta la simbologia religiosa sparisce e Django torna nei soliti e strausati ranghi dell'eroe giustiziere e attaccato all'oro del western all'italiana. Peccato, perché continuare su questa strada avrebbe portato il film a essere qualcosa di molto originale.
Invece nel proseguo del film si passa a simbologie di natura prettamente politica. Il partito del Capitano Jackson assume l'aspetto di un gruppo animato da ideologie di destra razziste e nazistoidi; accostamento molto evidente che viene un po' sviato solo dal colore rosso con cui i componenti delle squadracce si vestono. Django decisamente odia questo gruppo, mentre è molto più indulgente e quasi supporter del gruppo contrapposto, quello dei Messicani. Questo gruppo ha chiari rimandi ai gruppi di lotta rivoluzionaria popolare orientati a sinistra. Le faccie delle persone che fanno parte di questo gruppo sembrano uscite fuori da un quadro di Guttuso. Nonostante le evidenti simpatiche, anche questo gruppo viene condannato come fondamentalmente materialista e fanatico. Django/Dio non ha pietà neanche per loro.
Nel finale ritorna la simbologia religiosa con Django che si sacrifica e soffre per "liberare" dal male.
Per il resto purtroppo il film segue fin troppo gli stereotipi del genere, con qualche segno di quello che sarà la sua decadenza. Infatti si indugia fin troppo sulle s*****ttature e le imprese sfiorano a volte l'assurdo. La via è aperta alle parodie e alle specializzazioni ludiche.
Rimane comunque quest'atmosfera greve, cupa, solitaria e soprattutto il fango, tanto fango in cui si affonda e dove si rotolano litigando le persone. Per Corbucci è questo il mondo in cui viviamo.
Dick  24/05/2013 15:07:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quoto! La seconda parte con il furto dell'oro è meno affascinante della prima.