caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

CABIN FEVER regia di Eli Roth

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
oh dae-soo     7 / 10  21/08/2011 12:23:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ed eccolo l'esordio alla regia di Eli Roth, il regista poi divenuto leggenda (?) tra i fan del torture con la mini-saga di Hostel. Cabin Fever è un piccolo film, scritto, diretto e prodotto dallo stesso Roth che per non farsi mancare nulla si è ritagliato anche un piccolo ruolo da attore. Solo per questi motivi il progetto merita rispetto, simpatia ed attenzione perchè in un mercato americano che sembra soltanto saper riciclare (o da loro vecchi capolavori come Nightmare, Venerdì 13, The Texas Chainsaw Massacre etc..., o dallo sconfinata produzione orientale, The Grudge, The Eye, The Ring per dirne alcuni), trovare un ragazzo che si mette a scrivere un film, tra l'altro con notevole brillantezza, e si fa in 4 per realizzarlo e farlo uscire, è davvero meritorio. E già in Cabin Fever, Eli Roth getta tutti i semi che poi troveremo germogliati in Hostel: l'ironia di fondo, il cinismo, il gusto per il dettaglio macabro e per la tortura (a questo proposito potremmo considerare la storia raccontata intorno al fuoco sul massacro del bowling come un piccolo Hostel ), la strampalaggine di alcuni personaggi ed anche altri piccoli aspetti come i bambini cattivi e le scene di sesso.
Cinque ragazzi vogliono passare una settimana in uno chalet in mezzo al bosco . Uno sconosciuto gravemente contagiato da una terribile malattia piomberà nello chalet (e nella loro vita...) . Il virus, la fever, piano piano colpirà tutti.

L'inizio è quasi plagio del bel romanzo di King "L'acchiappasogni", poi tremendamente trasposto al cinema. Roth però non si prende affatto sul serio e gira un horror comedy con tutti i crismi. Non capisco come qualcuno abbia potuto considerare Cabin Fever come un horror serio (e per questo rimanerne deluso) quando:
- c'è un bambino che fa le mosse di judo prima di morsicare le mani di chiunque gli si avvicini
- c'è un personaggio, quello interpretato da Roth, che non ha il minimo senso, inserito solo per divertire un pò
- c'è un vicesceriffo allucinante, personaggio davvero riuscitissimo e quasi comico, capace di dire "baldoria" per 15 volte, di cui 10 in appena 3 minuti.
- ci sono le scene del protagonista (una copia del calciatore Giuseppe Rossi) che cade in acqua sopra il morto, quella del capretto investito, quella del medico coniglio probabile omaggio a Shining, quella del cane che fa in 45 pezzi la ragazza, quella del ragazzo che ingoia l'armonica e un'altra decina all'insegna di un'ironia, quando non comicità, completamente esplicita

- c'è il finale del fucile per i negri che definirlo strepitoso è poco, unito poi alla vendita della limonata diventa indimenticabile
Roth, cosa che poi dimostrerà negli Hostel, sa scrivere, ha originalità, ironia e gusto per il citazionismo non eccessivo (evidente qua per location e taglio il riferimento a Raimi ad esempio). I suoi rimangono probabilmente filmetti o poco più, ma lui si diverte e impegna ad usare la propria testa e portare fino in fondo progetti che appaiono strampalati e immaturi quando al contrario sono piccole isole felici in un genere che sta implodendo su se stesso non per colpa delle nuove scuole o dei nuovi registi (perchè di film horror interessanti ed originali se ne fanno a scatafascio) ma di una distribuzione che, manco avesse un proprio brand, è capace solo di far uscire prodotti uno stampino dell'altro.
Ed adesso basta, vado a sparare ad un pò di scoiattoli gay.