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LA CACCIA regia di Arthur Penn

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amterme63     7½ / 10  24/12/2010 18:11:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Buon film di stile "classico". Uno degli ultimi con questo stile. Infatti si nota benissimo in questa pellicola che le vecchie convenzioni ormai stanno strettissime di fronte alla spinta di problemi scottanti di natura etica e sociale, che premono per trovare espressione e soluzione.
I problemi in questione sono la forte disparità sociale, il pregiudizio razziale, l'apatia e il degrado del vivere borghese, la massificazione indistinta, l'erosione dei valori e delle istituzioni tradizionali, l'insorgere del cinismo consumista.
Arthur Penn poi continua a sviluppare il suo tema preferito: la sfida del singolo contro l'intera società. Il suo modello usuale è quello del delinquente, il quale viene ritratto in maniera completamente opposta ai canoni stereotipati del sentire comune. E' quasi sempre una persona bella, di animo buono e gentile, pure sensibile. Semplicemente la società non gli ha permesso di imboccare la via giusta e una volta fatto un errore è quasi impossibile riparare. L'eroe cattivo ma in realtà buono (è la società che è cattiva) viene così "sacrificato" come capro espiatorio delle ipocrisie e delle brame materialiste della società "perbene".
Il film è ancora classico nelle sue strutture formali. La storia viene adeguatamente spiegata e chiarita in tutti i suoi aspetti istituzionali (famiglia, rapporti sociali) e psicologici (i caratteri sono ben precisi e dati dall'inizio alla fine del film). Gli avvenimenti si concatenano in maniera studiata e portano a determinati culmini drammatici (per lo più dialoghi o sfide). I punti di riferimenti sono sempre la famiglia e la legalità: discussi, in crisi, in difficoltà ma sempre ritenuti gli unici valori positivi, le uniche colonne portanti.
In questo film però la critica e la crisi raggiungono livelli mai visti prima d'ora e preludono ormai al crollo. La società viene dipinta in maniera molto dura e critica, quasi crudele. E' la melma sociale che alla fine ha il sopravvento e sommerge e distrugge i pochi caratteri consapevoli e costruttivi del film.
I personaggi dello sceriffo (un bravo Marlon Brando), di Anna (una decisa e solida Jane Fonda), di Bubber (il tipico belloccio americano Robert Redford) stridono con il contesto per la loro pulizia, onestà e la loro aspirazione ad un futuro diverso. Sono personaggi ovviamente idealizzati e testimoniano la fede e la speranza ancora diffuse in molto pensiero degli anni '60. Certo il film non depone bene nei loro confronti. Il finale insolitamente non lieto lascia veramente poche speranze. E' comunque un pugno nello stomaco che vuole scuotere, spronare, convincere che così non va, che occorre cambiare e combattere. L'esistenza dei personaggi "idealisti" (e idealizzati) sta lì a testimoniare che un'America migliore esiste, c'è, e occorre favorirla e tutelarla.
Il film soffre però di una progressione troppo dilatata, di una storia troppo sfilacciata e lenta nel suo evolversi. Due ore sono effettivamente troppe. A parte ciò è un film che si guarda ancora molto volentieri.