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BABEL regia di Alejandro Gonzalez Inarritu

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atticus     7½ / 10  24/10/2011 20:30:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A differenza del precedente "21 grams", in "Babel" la sceneggiatura arzigogolata e deframmentata è funzionale al racconto, lo rende appassionante e teso. Tuttavia balza agli occhi (e alla mente) lo schematismo assoluto della narrazione, divisa in quattro tronconi ben distinti che si incastrano con perizia notevole ma che, rimeditando il tutto a visione terminata, lascia un senso di programmatico mal celato.
Per il resto è un ambiziosissimo apologo sulla confusione culturale mondiale (il titolo non ne fa certo mistero), una meditazione sulla distanza tra popoli e persone che va al di là della lingua. Meglio la prima serratissima parte in cui personaggi e situazioni hanno modo di disvelarsi con autentica forza drammatica, più artificiosa la seconda in cui non tutte le piste trovano una conclusione degna (l'episodio messicano sembra il più realistico e toccante, gli altri soffrono qualche banalità, specie quello giapponese).
La magnifica regia di Inarritu ancora una volta non si lascia schiacciare dai labirinti di Arriaga e si dimostra capace di momenti di inusitata bellezza visiva, complici le musiche superbe di Sakamoto e Santaolalla. Anche gli attori fanno la differenza, mi ha colpito la straziante tata di Adriana Barazza.
Lo sforzo di tutti è stato ripagato dall'acclamazione generale ma il sodalizio Inarritu-Arriaga termina qui (e non è detto che sia un male).