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FLAGS OF OUR FATHERS regia di Clint Eastwood

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Ciumi     6½ / 10  11/03/2010 17:52:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Certo il giudizio non può prescindere dalla cognizione che questo film sia solo la metà di un dittico: un corretto rovescio della medaglia; l’altra e meno pregnante parte dell’opera intera, forse, ma senza la quale la più significativa non avrebbe avuto il suo compimento.
Resta nelle intenzioni del regista il mostrare tutto - da una parte e dall’altra, da dentro e fuori la guerra, il prima e il dopo, ciò che è accaduto e farci riflettere su ciò che avrebbe potuto accadere - e anche in questo solo episodio il tema centrale della fotografia ne tocca in verità moltissimi, politici e sentimentali, corali e intimi, ma tutti trattati con estrema misura, col consueto equilibrio, pur sempre con una grande comprensione per la natura umana.
Probabilmente, c’è molto dello sbarco in Normandia di “Salvate il soldato R.” nell’inizio del film, e anche un pizzico di retorica qua e là, come molta ce n’era nella pellicola di Spielberg; ma in Eastwood troviamo più genuino questo sentimento, maggiormente perdonabile, di sicuro meno calcato: e la fotografia cinerea, e l’ambientazione di quell’isola di polveri nere, sono indubbiamente molto efficaci.
D'altronde, non mancano bei momenti neanche poi, quando il racconto si fa pesante - sin troppo, quasi a volerci caricare di tutti quei ricordi, di quel senso di colpa e impotenza di fronte al privilegio degli scampati, o alla propaganda ipocrita ma inevitabile – come il dolce di panna coperto di sciroppo di fragole, che rimanda alla memoria le bende macchiate di sangue.
Le feritoie si vedono aprirsi appena, restare nel buio: avviene solamente una breve escursione in uno di quei tunnel dell’orrore; terribile, altro momento degno e incisivo.
Per il resto questo lato della medaglia lo abbiamo già visto diverse volte. Accogliamo con più interesse l’altro episodio.

Ma poi nel finale si compie quel ridimensionamento in cui lo stesso autore si chiama ad appello: non esistono eroi (non lo sono tanto meno io; ci dice tutto il cinema di Eastwood), ma soltanto uomini, compagni, esseri umani.
E’ questa ancora una grandezza, da trovare dentro a questo film appena discreto, svestita della sua uniforme e rivestitasi di tanta modestia.