caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

THE DEPARTED - IL BENE E IL MALE regia di Martin Scorsese

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
elio91     8½ / 10  21/07/2014 15:53:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non è di certo il capolavoro di Martin Scorsese, comprensibile invece il premio alla regia: ma di oscar in quel campo ne avrebbe presi ad ogni film, quindi è arrivata più come una liberazione dall'ottusità dei giurati che una consacrazione definitiva di un autore eccezionale, che ha impresso il marchio del suo stile inimitabile nella storia del cinema statunitense già con la filmografia anni '70, '80 e inizio '90.
Forse è la "rinascita" dello Scorsese che molti aspettavano, quello che non delude; dopo "The aviator", il vero capolavoro fallito su quasi tutti i fronti, dopo il controverso "Gangs of New York" (che ritengo un ottimo film, peraltro) e le prove eclettiche ma sottotono della metà anni '90, "The departed" era un pò quella pellicola che tutti aspettavano.

Remake-non remake del film cinese "Infernal affairs" (una trilogia), ritengo inutili i paragoni: Scorsese e sceneggiatore non si limitano a sradicare l'ambientazione cinese trasportandola a Boston, né ad inserire approfondimenti psicologici e la mafia irlandese - anche se alcune scene sono simili. In realtà, "The departed" è una prova di virtuosismo. Due ore e mezza tese, avvincenti e senza una pausa. Esagerati sono i personaggi, Costello in primis con un Nicholson evidentemente divertito che sciala in comportamenti imprevedibili da psicolabile. Esagerato è il montaggio, la famosa adrenalina criminale di Scorsese.
La verità è che "The departed" funziona alla perfezione proprio per il suo cambio di ritmo rispetto alla versione cinese. Non c'è tempo di farsi tante domande, ma solo di subire l'azione di un film pieno di personaggi ed eventi. Non si è confusi, nonostante tutto.
Ovvio che anche Scorsese non faccia tanti sforzi e si diverta un mondo nel suo ambiente: le strade criminali, i gangster (irlandesi, questa volta), la violenza, i pestaggi, gli schizzi di sangue (tantissimi, sembra che i personaggi rendano la propria anima schizzando rosso). Ma l'elemento più avvincente è l'imprevedibilità, anche se ciò va a discapito di un certo realismo scorsesiano. L'ecatombe finale, davvero incredibile ed esagerata, pur se non gratuita è lontana dall'equilibrio del cinema gangster dello Scorsese anni '90 (Goodfellas, Casinò). Si entra nel campo di Tarantino, ma sarebbe più corretto dire postmodernismo. E Scorsese, dopo aver dimostrato l'abilità di poter fare cinema a tutto campo (dall'Età dell'innocenza a Kundun), non si limita quindi a ricalcare percorsi già tracciati rischiando il già visto, come fu in parte il pur ottimo Casinò. Prende altre strade, assumendosi rischi pesanti. La parte finale, dalla "scoperta" delle carte nascoste, diciamo così, non affloscia il film perché "The departed" entra nelle terre del fatalismo a tutti i costi. Muoiono tutti, uno dopo l'altro, in improvvisi cambi di situazione.
Ed è comunque la conferma che il vecchio Martin, sul fare cinema, ne sa qualcosa in più di Tarantino se vuole.
Il mondo che delinea è grigio, pieno di arrivismo e di instabilità cronica, dove vince la paranoia: un film che poteva essere concepito in questa maniera solo dopo l'11 settembre 2001. Persino sul finale l'ombra della "talpa" chiude il tutto come con uno sberleffo. Tutto sembra una presa in giro pessimista di medaglie dalla doppia faccia.
Bravo Di Caprio e anche Damon in misura minore, Whalberg ottimo e la vecchia guarda Nicholson/Sheen convince.

Personalmente ho preferito "Shutter island" con la sua cornice thriller, ma soprattutto l'ultimo "Wolf of wall street", molto più debitore del vecchio Scorsese.
Ma The departed resta un thriller irripetibile, pur con alcuni difetti.
Sta di fatto che solo il regista italoamericano è capace di girare cinema lungo due ore e mezza o tre ore senza mai annoiare, stordendoti quasi.