Partiamo dalla storia, una rivisitazione alla rovescia di Cappuccetto Rosso, se vogliamo: inizialmente pare essere semplicistica, un fotografo di nome Jeff che tramite chat riesce ad abbordare una ragazzina quattordicenne, tale Hayley, che però a dispetto dell'età dimostra di essere molto più matura dei coetanei. Dopo aver pranzato, i due vanno a casa del fotografo e qui, quando lo spettatore meno se lo aspetta, i ruoli si invertono e comincia un gioco al massacro: Jeff dopo essere stato narcotizzato dalla ragazza, si ritrova legato ad un tavolo, accusato di essere un pedofilo, e addirittura pedosadico. La tortura sia fisica che psicologica rivolta nei confronti del ragazzo è straziante, quasi un gioco psicologico, accentuato dalla scena disturbante della castrazione, tutto ciò reso ancora più sadico dal fatto che le azione siano perpetrate da una quattordicenne. Qui entra quindi in gioco un' altra problematica, ovvero il classico " da che parte stare ". La ragazza non è pazza o almeno non del tutto, poichè durante la pellicola la stessa Hayley mostra diverse prove sull'effettivo pedosadismo dell'uomo; dall'altra è facile immaginare che lo spettatore si immedisimi totalmente nel povero fotografo, legato e torturato, del quale non sappiamo fino ad ora l'effettiva colpevolezza:bazzica in testa di chi visiona la pellicola, che di fatto sia innocente o comunque che non sia effettivamente il mostro che la fanciulla crede che sia. Ed effettivamente, il pubblico disapprova quello che Hayley stà facendo al fotografo, ma allo stesso tempo, ripensando all'inizio del film, forse se l'è andata a cercare. O magari no, e quindi la ragazzina stà seviziando un povero innocente. In ogni caso, il finale darà qualche risposta ma non soddisferà tutte le domande, come ad esempio l'origine dei personaggi: non sapremo se Hayley è sana di mente o meno, non sapremo se Jeff è realmente un pedofilo. Il regista vuole lasciare un senso di spiazzamento sullo spettatore, concentrandosi principalmente sul duello pasicologico dei protagonisti. E ci riesce, poichè anche dopo il finale non sappiamo chi è veramente il Lupo.
Per quanta riguarda la regia in sè, David Slade è veramente bravissimo a riuscire a girare tutta la pellicola all'interno di un appartamento, con cambi di scenografia che evidenziano colori vivi, ed a aumentare il nervosismo e la palpabile angoscia dello spettatore con primi piani sui volti dei personaggi. Da menzionare la grande prestazione dei due attori: bravo Patrick Wilson, ma superba Ellen Page, che con la sua faccia da ragazzina riesce ad aumentare ancora di più il contrasto presente nella pellicola. In conclusione, che dire: un film non facile che tratta un tema difficile, ma che sicuramente a livello di regia e recitazione è ineccepibile. Peccato che non abbia avuto il successo che merita, forse complice, appunto, l'argomento complicato. Ma per me è stata una piacevolissima sorpresa, che voglio elogiare dando mezzo voto in più. Consiglio veramente a tutti di vederlo, perchè film di questo tipo non se ne vedono molti.