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INLAND EMPIRE regia di David Lynch

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Max Ophuls     10 / 10  25/02/2007 00:05:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il film non vale 10 per una sua presunta capacità linguistica e contenutistica particolarmente penetrante nell'individuare le problematiche umane più correnti.
Vale 10 perché si cala senza alcuna sorta di pregiudizio di mercato nello straordinario del patologico psichico e psicanaltico, mostrando ciò che figurativamente appare in chi vive la passione patologica invischiata nel male: la follia.
La protagonista, che sul punto di morte comunica intensamente gli ultimi barlumi di vita con i senza tetto dormienti sulle strade è il simbolo della poetica di Linch, che non ricerca la bellezza pura o l'estetica convenzionale e facile suggerita dal cinema noto, ma si cala nelle passioni folli più brutte visivamente, insite nel cosidetto anormale...
La figurazione della follia è presa in un movimento cinematografico che rifugge i codici linguistici tradizionali per calarsi, incurante delle forme già collaudate da altri cineasti, in un visivo metaforicamente al di là del bene e del male, un visivo ricco di passioni ignote, inusuali. Un visivo travolgente per ciò che anima effettivamente la follia anzichè per una costruzione letteraria supposta simile alla follia e attenta a non offendere il pudore estetico dello spettatore. Un brutto che non piace ma trascina nel vortice della sessualità patologica, cioè nel sintomo conseguente a un trauma o a una serie di traumi.
La genialità di Linch sta nel riuscire a dare un linguaggio nuovo all'inconscio trasposto nel cinema, sfuggendo a ogni logica interpretativa preparatoria per lo più composta, come nei vecchi film del genere, sul piano verbale. Linch mostra gli effetti sintomatici più diretti del male psichico, quindi articola quell'insorgere più reattivo dell'animo umano che rifiuta la purezza del male di cui è preda modificando orribilmente se stesso nel disperato tentativo di sedare con la sessualità e il suo piacere distorto l'orrore del trauma.
Linch è un genio non perché è bravo ma perché è coerente con la sua poetica, con il suo stile ormai inconfondibile. Una poetica che si cala nell'anomalo di pochi ma che potrebbe riguardare ciascuno di noi là dove gli eventi della vita ci costringono a misurarci in qualche modo con il male...
Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  27/02/2007 23:30:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per capirlo bisogna vederlo in uno stato malinconico, stato di cui tutti abbondiamo compreso Berlusconi...