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INLAND EMPIRE regia di David Lynch

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dobel     9 / 10  18/04/2011 17:31:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Di fronte ad opere siffatte è lecito porsi alcuni interrogativi, in quanto il mero dato cinematografico e narrativo viene superato, trasceso e in qualche modo aggirato.
Lynch è senz'altro un grande artista ed è grazie a questa certezza di fondo (testimoniata da una produzione spesso straordinaria e sempre personalissima), che rifiutiamo subito e categoricamente il sospetto di una burla o di una presa in giro. Se il percorso narrativo del film è spesso ostico, incomprensibile e volutamente oscuro non è certo per capriccio bensì per dare forma ad un'opera d'arte totale nella quale confluiscano i tanti aspetti della personalità e delle ossessioni lynchiane. La vita che si dispiega in realtà temporali sovrapposte che danno origine a più vite parallele; il male che si manifesta subdolo nella realtà più banale; i sogni che si trasformano in incubi inafferrabili...tutto questo è Inland Empire. La trama? Il flusso interiore di un monologo incessante e inquietante. I personaggi? Lynch nelle sue differenti declinazioni.
A questo punto la domanda che ci si deve fare di fronte a questo film nom riguarda più il film in sè, ma il significato e la liceità delle diverse possibilità dell'opera d'arte.
L'arte è comunicazione ed autoespressione; i mezzi, i significanti di cui questa si deve servire hanno dei limiti? La forma è indispensabile a veicolare un messaggio, oppure possiamo abbandonarci ad una autocomunicazione aperta a 360gradi?
Se l'arte del novecento ci insegna qualche cosa è proprio che il concetto di forma deve essere reinterpretato. I vincoli vanno spezzati, ripensati e trasformati. Ma siamo sicuri che la forma si sgretoli? O non dobbiamo piuttosto credere che semplicemente venga regolata da altri principi?
Joyce non ha più firma? Beckett non ha più forma? Picasso non ha più forma? Schomberg non ha più forma?...
I binari cambiano direzione rispetto a prima, ma non cessano di procedere parallelamente. Lynch non ha più forma? La sua forma e le sue regole attingono a principi differenti da quelli consolidati dai canoni classici, ma una volta decodificati presentano contorni definiti e riconoscibili.
Come la seconda scuola di Vienna nella propria espressione dodecafonica non ha voluto ingannare nessuno, così Lynch non vuole creare un'opera falsa, bensì un film personale e svincolato dal pubblico. L'arte ha bisogno di un referente, o quando lo si perde di vista cessa di essere espressiva?
Credo che il referente sia indispensabile; credo, altresì, che in certi casi gli venga richiesto uno sforzo di immedesimazione e di crescita grazie al quale l'arte diventa anche maestra. Coltivare un'estetica significa avviare ad essa e iniziare ad essa il pubblico e il fruitore. Accontentarsi di percorrere le strade battute e semplici per non richiedere uno sforzo allo spettatore non produce nulla.
Non voglio dire che il film mi sia piaciuto incondizionatamente, ma lo accetto come un tentativo personale di autocomunicarsi; lo apprezzo come un tentativo di portare il pubblico ad un grado più alto e attivo di partecipazione.
Grazie a David Lynch per voler continuare, in mezzo alla società del profitto e del conformismo, ad essere un artista!
rinuzeronte  05/11/2011 15:14:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bravisssimo, d'accordo in tutto.
Ciumi  19/04/2011 20:17:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un commento molto bello. E in fondo l’arte dell’autocomunicazione, come l’hai definita, è quella che preferisco. Perché l’artista che parla per primo a se stesso è, forse, più emotivamente spontaneo, si esprime più intensamente. Non che un autore come Lynch, o come gli altri che hai citato, in fase di creazione non pensi al pubblico intero, ma probabilmente pone se stesso in prima fila, quale spettatore più esigente.
dobel  20/04/2011 11:29:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie mille. Hai scritto in modo chiarissimo proprio quello che intendevo: l'autore che pone se stesso in prima fila. E' così come dici.