caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

L'ALBERO DELLA VITA regia di Darren Aronofsky

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento kowalsky     5½ / 10  20/03/2007 22:27:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Reincarnazione, immortalità, redenzione, Darwinismo, William Gibson, Philip Dick, Tolkien, 101 racconti Zen, Mishima, Coelho, Jonathan Franzen, Tarkovskji, Dalai Lama, Nirvana, Salman Rushdie, Ravi Shankar, new age? scientology? shyamalan, asimov, Herman Hesse, Gibran... di cosa stiamo esattamente parlando? Non è facile valutare un film come questo, visto - con molta reticenza - alla mostra del cinema di Venezia di parecchi mesi or sono e fatalmente accompagnato da un senso di vuoto esistenziale (beh quasi) davanti a una grande occasione mancata... da queste parti dicono tutti che "Requiem for a dream" era (é?) bellissimo, visionario e affascinante e non fatico a crederlo. Anorofsky dichiara di aver realizzato una sua "trilogia della vita2 e che quest'ultimo capitolo parla della "spiritualità umana".
A dirla tutta, si percepisce la presenza di un grande talento visionario, almeno nella prima mezz'ora di film, ma poi è facile affibbiare etichette magari improprie (come la temutissima new age) quando il gioco scivola in una giostra di manierismi sterili e diciamolo francamente kitsch (il pelatone che vola come in uno spot pubblicitario è davvero inguardabile...).
Le cose migliori del film sono proprio quelle che passano in rassegna la storia, con le efferate uccisioni degli indios e il personaggio di Tomas che conosce e si innamora di Isabel.
Nella contemporaneità questo film introduce l'espressione piu' tangibile di un'utopia universale (ah l'era dell'Acquario che tanto ci stuzzico' anni orsono)
mentre la Weisz, con i suoi languidi sguardi metafisici, sembra un'imitazione perfetta della Macholne del "Solaris" versione Siodelbergh.
Ma tutto questo ha un prezzo, e un film come "the fountain" andrebbe analizzato piu' profondamente di quanto faccia io, alla luce degli eventi correnti e dei dubbi amnetici ed esistenziali dell'uomo e della figura umana. Peccato che resti in fondo un pasticcio, perchè è terribilmente ambizioso e lo spunto è tutto tranne che banale.
Credo (dico, credo, perchè non ne sono molto sicuro) che metta di buon umore e che a una sensazione rilassata infonda anche un'atroce inquietudine.
E' certo che contiene sequenze splendide, e altrettanto probabile che si perda per strada.
Nella mia dimensione ostinatamente terrena, temo di aver perso qualcosa, ma sono convinto che - inglobato in questo artificio teologico.spirituale - sono riuscito a vivere benissimo senza questo film.
Con tutto il rispetto per Anarovsky e le sue capacità visionarie non sfruttate come dovrebbe
Invia una mail all'autore del commento NEO78  21/03/2007 13:06:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Concordo con te che il risultato poteva essere migliore soprattutto
se non avesse avuto i problemi che sono sorti nella realizzazione come l'abbandono di brad pitt e la drastica riduzione del budget per la realizzazione.


wuwazz  22/03/2007 15:31:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma secondo me il problema è + alla radice, Aronofsky forse ha fatto il passo + lungo della gamba perchè l'idea c'era ma non è stata realizzata bene. Mi ha lasciato l'amaro nel cervello perchè mi aspettavo una trattazione + accurata