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L'ALBERO DELLA VITA regia di Darren Aronofsky

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Weamar     8 / 10  26/08/2009 22:10:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ci son voluti ben sei anni per consentire al regista, Darren Aronofsky, di produrre, dirigere, scrivere e sponsorizzare “The Fountain”, la pellicola più fischiata alla mostra di Venezia di quell’anno. Ma spesso si sa, la critica non è una giuria suprema e anche loro, come noi, possiamo sbagliare. Perché ciò che caratterizza questa pellicola non può essere spiegata in poche parole, né può essere giudicata dopo una sola visione.
La trama, apparentemente semplice e banale, conserva quel checché di alternativo, di complesso, di new age. Tre vite parallele, tre storie, tre uomini e tre donne (Recitati sempre dagli stessi attori, Jackman e Weisz nonché moglie del regista) che hanno come punto in comune l’eternità e la sconfitta della morte. I ruoli affidati ai due ed unici protagonisti racchiudono ed evidenziano ancora più quel cerchio di infinito da cui la pellicola si erge e decanta vistosamente.
Una morale che potrebbe e ha fatto storcere il naso a tutti. E’ impensabile entrare in sala e aspettarsi qualcosa di sensato e scontato con registi come Darren; è come sperare di vedere un film di Moccia agli oscar: è utopia allo stato puro. Il regista ha già dato prova, in film di portata elitaria quali Pi e Reliquiem, di spezzare totalmente gli schemi impostati dai film degli ultimi anni. La sceneggiatura, scritta per ben tre volte, ha al suo interno buchi di sceneggiatura pazzeschi, con l’unica differenza che è una cosa voluta e, consentitemelo, assolutamente efficace. Persino la prova dei due attori principali è convincente. Si respira quel clima di tristezza, dolore e speranza. La musica, in questi particolari momenti, è un qualcosa di sublime. Scritte e prodotte da uno dei più grandi musicisti: Clint Mansell. E’ stato proprio quest’ultimo ad autoproporsi visto e considerato che aveva già lavorato con Aronofsky in passato (Reliquiem for a Dream). “The Last Man”, “We Will Live Together” e “Xibalba” i pezzi più belli. La fotografia è visionaria, geniale e altresì folle, in particolar modo nelle scene finali.
Il film prende spunto, e in alcuni punti anche abbastanza palesemente, da capolavori passati come “2001: Odissea nello Spazio” e, autocitandosi, “Pi – Teorema del Delirio”. “The Fountain” non può e non deve essere giudicato dopo una sola visione. Va ingoiato il rospo della prima analisi e rivisto un’altra volta, poi un’altra ancora. Solo così si può apprezzare e carpire totalmente.
Purtroppo (?) Aronofsky fa l’ errore di sottintendere cose che non tutti sanno (Fisica Quantica e Mitologia Antica), rovinando una parte del film (Quella finale, per l’appunto). Ed è per questo che “L’albero della vita” è elitaria, ancora più dei suoi predecessori.
Per concludere: la pellicola conserva la sua originalità e che forse, in un futuro non troppo lontano, potrebbe essere il degno capostipite di un nuovo genere e di una nuova categoria che sempre più spesso oggi ci si può imbattere. Un film che non può essere bocciato ma, al contrario, non può neanche essere compreso da tutti (Ribadendomi ancora una volta). Vale la visione.