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IL CAMERAMAN E L'ASSASSINO regia di Rémy Belvaux, André Bonzel, Benoît Poelvoorde

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benzo24     8 / 10  03/06/2020 19:43:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Il Cameraman e l'Assassino è un film atipico. Girato in un anacronistico bianco e nero da tre (aspiranti) registi, è stato forse il primo mockumentary nel senso attuale del termine ad arrivare al grande pubblico.

Perché film atipico, allora? Perché Il Cameraman e l'Assassino sembra rifiutare, fondamentalmente, l'idea alla base del mockumentary, ovvero quella di "cinema verità". In quest'opera manca fondamentalmente l'idea di riflettere il reale: è esagerata, esasperata, grottesca, iperbolica.

Una troupe di tre ragazzi sta realizzando un documentario che racconti la vita di un killer. Il killer in questione si chiama Ben che tra una bevuta e l'altra, una poesia e un pranzo in famiglia, una visita a casa di amici e un incontro di boxe, uccide uomini e donne, vecchi e bambini per poi rubare il loro denaro.
La troupe, che filma tutte le gesta dell'uomo, si ritroverà a divenire complice dello stesso.

Ben, l'assassino, è un serial killer che vive ammazzando e rubando i soldi delle sue vittime. Rubare però non è essenzialmente il motivo per cui uccide: essere un assassino fa parte della sua natura, non più uomo ma soggetto, che ha motivo di esistere proprio perché viene ripreso.
Narcisista, folle e logorroico, Ben si rivela un fiume in piena di fronte la camera. Un essere spietato e persino affascinante ma triste nel suo essere "ai margini", un outsider che non vede l'ora di primeggiare e che trova nella troupe cinematografica un modo per farlo.

Ben non sembra provare veri sentimenti, uccidere lo rende vivo ed è il proprio modo per auto-affermarsi, lo capiamo soprattutto quando uccide volontariamente un suo amico sparandogli e poi continua a mangiare un pezzo di torta come niente fosse, rendendo palpabile il terrore che provoca nei suoi "seguaci" ma che si mischia con l'ammirazione degli stessi.

La troupe lo segue. inizialmente lo fa con il solo scopo di "raccontare" ma, lentamente, viene risucchiata dal vortice di violenza che l'assassino rappresenta. Se inizialmente il suo scopo è mostrare la realtà di un serial killer in maniera distaccata, in un secondo momento diventa parte attiva delle attività di Ben, godendone in maniera scellerata, arrivando ad aiutarlo prima con il suo silenzio e poi divenendo parte attiva delle scelleratezze psicotiche dell'uomo. Se Ben è una forza malvagia ma a tratti primordiale i membri della troupe sono l'umanità che da quella malvagità si fa attrarre e possedere divenendone riflesso.


In uno dei momenti più belli e interessanti della pellicola, Ben e la sua troupe si incontra/scontra con una troupe televisiva.
La differenza tra i due gruppi non viene subito colta dal killer che li definisce "colleghi". Al che Remy, il regista, spiega la sostanziale differenza tra i due: "noi facciamo CINEMA". Ecco, è in quella scena o meglio in questa frase che il senso di un film come Il Cameraman e l'Assassino viene a galla. Il rifiuto del cinema verità in un finto documentario, la consapevolezza di essere finzione, cinema, un mezzo che la realtà la rielabora, così diverso dal mass media televisivo che ha invece la pretesa di riproporla tale e quale. In una frase sola uno dei capostipiti del mockumentary contemporaneo rifiuta l'idea stessa alla base del mockumentary contemporaneo negandone l'essenza.

La succitata scena è però anche l'occasione per rifiutare l'idea di una TV che pretende di raccontare la verità, un atto denigratorio verso un mass media che spaccia una realtà contraffatta per verità, senza sporcarsi, osservando di nascosto, dal buco della serratura. Un confronto impari tra cinema (povero di mezzi) e televisione (ricca e seducente), con il cinema che uccide il concetto di "spettacolo" televisivo."