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BUONGIORNO, NOTTE regia di Marco Bellocchio

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ULTRAVIOLENCE78     7½ / 10  16/06/2008 22:58:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se “Il caso Aldo Moro” è incentrato per massima parte sul calvario personale dell’ex presidente della DC, correlato alle dinamiche, narrate con un taglio quasi documentaristico, della politica nazionale, nell’opera di Bellocchio si dà più spazio al travaglio interiore di uno degli artefici del famigerato sequestro: una giovane brigatista di nome Chiara. Alla ricostruzione meticolosa dei fatti attuata da Giuseppe Ferrara, inoltre, si contrappone qui la preponderanza dell’apporto di fantasia del regista di Piacenza, il quale descrive l’evolversi della progressiva crisi di coscienza della ragazza, che si manifesterà sia a livello conscio che (soprattutto) a livello onirico.
Se inizialmente il recluso è visto, agli occhi di Chiara, come un mero prigioniero politico strumentale alla causa dei suoi compagni, lo stesso poco alla volta si “trasfigurerà”, nella mente della brigatista, in un martire vittima di un intero sistema: all’Aldo Moro politico, quale rapprsentante di quella classe politica tacciata dalle B.R. di essere fautrice di un’azione antiproletaria, si sostituirà l’Aldo Moro uomo, fatto di carne e sentimenti, e imprescindibilmente legato alla sfera affettiva costituita dai suoi congiunti e dai suoi (veri) amici. Allo stesso modo sarà segnata la dimensione onirica della ragazza, i cui sogni dapprima avranno ad oggetto il trionfo dell’ideale comunista, e successivamente il desiderio di vedere libero l’ostaggio.
Ad alimentare i dubbi di Chiara è la figura del collega di lavoro: un giovane scrittore in erba, i cui ideali politici sono in antitesi alla lotta armata portata avanti dai rivoluzionari. Egli (che probabilmente incarna una sorta di “alter ego” ideale del regista, di cui porta il pensiero) esprime le sue reprimenda verso il criminale movimento brigatista, perché viziato da un’agire fondato sulla forza e sulla prevaricazione nella sostanza simile alla linea operativa di quella stessa classe politica dirigente avversata dai rivoluzionari, e in tutto e per tutto uguale all’azione repressiva del regime fascista. E proprio il ricordo di un libro sulle testimonianze dei partigiani prigionieri dei fascisti, che il padre di Chiara soleva leggerle nel periodo della sua infanzia, determinerà in essa la definitiva presa di coscienza della profonda ingiustizia alla base dell’atto del rapimento: nessun ideale è giusto quando è portato avanti con il sacrificio umano. Questo concetto, nella visione d’insieme di Bellocchio su tutto l’evento, si applica anche ai governanti, il cui dovere morale di garantire la vita di qualsiasi cittadino deve venire prima della ragione di Stato. Pertanto, la lezione morale che si trae da questo film riguarda tutti coloro che sono stati implicati nella drammatica vicenda dello statista: dagli esecutori materiali dell’omicidio, i brigatisti, a quelli ideali, i politici.
La pellicola si chiude con una sequenza molto bella e toccante, nella quale si riprende Aldo Moro (impersonato da un ottimo Roberto Herlitzka, che non fa rimpiangere l’interpretazione del grande Volontè) che, nei desideri e nell’immaginazione della giovane Chiara, cammina per le strade di Roma verso casa, finalmente libero.