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TENTACOLI regia di Oliver Hellman

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Alpagueur     8½ / 10  26/10/2020 21:26:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
«La cosa migliore in un film è quando le immagini e la musica creano l'effetto […] Le scene più forti, quelle di cui ci si ricorda, non sono mai scene in cui delle persone parlano, ma quasi sempre scene di musica e immagini» (Stanley Kubrick)
«A questo punto potrebbe sorgere una domanda: "Ma…insomma, perché poi la musica è così necessaria? Perché parliamo qui della musica come di qualcosa che è sempre, a priori indispensabile e di per sé sottintesa nel film?" La risposta mi sembra abbastanza chiara: non si tratta tanto di rafforzare l'azione (sebbene si tratti in buona misura anche di questo), quanto di dire di raccontare emozionalmente quanto è inesprimibile con altri mezzi» (Sergej M. Ejzenštejn)
Due doverose citazioni per sottolineare l'importanza della musica nei film...mai come in questo caso, una OST straordinaria può far dimenticare tutto il resto (recitazioni, sceneggiatura etc.). Il grande lavoro di campionamento abilmente svolto da Stelvio Cipriani, porta gli inquietanti riff techno da tastiera elettronica ad un livello così minaccioso in certi spezzoni di pellicola che merita davvero tanti elogi ed apprezzamenti, e tutto all'interno di un plot sottovalutato che più sottovalutato non si può...
Con angoli di ripresa creativi, inclusa una barca fantasma rimorchiata nella baia mentre gli spettatori vengono lentamente trasportati avanti e indietro da una telecamera sul braccio meccanico di una gru in movimento (crane shot), che all'inizio della regata permette di inquadrare una marea di barche a vela (così come tutte le persone in riva sull'erba, che attendono, divertite, la conclusione della regata), il panning sugli scafi delle barche, le riprese confuse a pelo d'acqua, il regista Ovidio G. Assonitis (che qui si firma con lo pseudonimo Oliver Hellman), lavora furtivamente al fianco del suo compositore per non rovinare la piovra assassina tutta in una volta, mantenendo la suspense a lenta combustione, come faceva Alfred Hitchcock...
Sebbene la recitazione dei comprimari non sia buona quanto ci si aspetterebbe da un 'cult' del genere, comprese le riprese subacquee che sembrano belle ma tendono a volte a ostacolare lo scorrimento della trama e il conteggio dei personaggi, anticipando sua maestà la regata (competizione tra imbarcazioni) per un'inevitabile calo dell'effetto sorpresa, gli attori principali sono, beh... almeno sulla carta, davvero fantastici. Eppure, John Huston (Ned Tarner, un vecchio giornalista), Shelley Winters (Tillie Turner, la sorella) ed Henry Fonda (mr. Whitehead, presidente della T. Construction, la ditta che ha in appalto i lavori di trivellazione nei fondali al largo di Solana Beach, in California) non hanno molto da fare: il primo interpreta un giornalista curioso mentre il giovane figlio dell'altra si prepara per quella gara formidabile assieme ad un amico (la performance di Fonda è abbastanza scontata) mentre il coraggioso capitano Robards (Claude Akins) vaga perennemente in cerca di risposte. Ma è il sempre super affidabile Bo Hopkins (Will Gleason), che lavora in un parco marino con due fidate orche e una splendida ragazza (Delia Boccardo), che qui sembra essere il vero e unico protagonista nell'emozionante finale...
Tutto il film in tre momenti, sempre accompagnati splendidamente (se mi sentisse il tenente Fili...) dalle magiche e intense melodie di Cipriani: 1) la sparizione all'inizio del passeggino col bambino vicino alle rocce, risucchiato misteriosamente in acqua, mentre la madre stava parlando con un'amica dall'altra parte della strada (abilmente camuffata attraverso il passaggio di una macchina, e vai delle inquietanti 5+13 note in sequenza); 2) la regata, che occupa la parte centrale della pellicola, con ripetuti stop motion tra le facce (divertite) delle persone a terra, alternati alle sequenze terrificanti delle barche in acqua affondate progressivamente dalla piovra col suo testone, che aveva ormai preso di mira la barca dei due poveri bambini a causa del walkie-talkie di Tommy, mentre sua madre cercava disperatamente di avere un contatto con lui, il tutto con la famosa "Too risky a day for a regatta" del maestro Cipriani (opportunamente riarrangiata, in realtà questa musica era diventata famosa in un paio di 'poliziotteschi' degli anni '70...ovvero "La polizia sta a guardare", "La polizia ha le mani legate" e "La polizia chiede aiuto") in sottofondo; 3) il confronto finale con le 2 orche marine di Will Gleason (e suo assistente e amico Mark), davvero pieno di pathos e trasporto emotivo ("è vero che le ventose dei tentacoli sono micidiali come gli artigli di una tigre?" chiede Ned a Will a 2/3 circa del film..."è un confronto che non regge Turner... gli artigli della tigre sono niente" gli risponde uno sconsolato Will), e qui Cipriani rispolvera la m-i-t-i-c-a "Marsa Matruh" (da "La lunga notte dei disertori", 1970, di M. Siciliano), mentre le due orche (liberatesi dall'enorme serbatoio galleggiante) cercano disperatamente di demolire pezzo a pezzo (anzi tentacolo per tentacolo) la piovra gigante, con un attacco combinato che non permette al polpo di cercare rifugio tra gli anfratti in fondo al mare, salvando così la vita dei due sommozzatori/addestratori, immersi per cercare di uccidere il mollusco con i fucili subacquei (!). La genialità di questo finale è la scelta di due orche, non di una soltanto, quasi a sancire la superiorità della piovra su qualsiasi altro animale marino (squali bianchi giganti e orche marine compresi), la potenza devastante dei suoi tentacoli, in grado di "spremere" qualsiasi organismo vivente.
Sin da bambino la piovra è stato il mio incubo marino peggiore, quando vidi questo film per la prima volta rimasi shockato da quella prima sparizione del passeggino sullo sfondo e da quella ripresa dal basso della piovra che allargava completamente i suoi tentacoli per "ingoiare" prima il ciccione e poi la barca intera (con ragazza che prendeva il sole compresa). Ma tutto il film è disseminato di "istantanee" indimenticabili e inquietanti, sempre doverosamente accompagnate da quel riff di 18 note (prima 5...poi pausa di 4 secondi...poi 13). Il fatto che la piovra sia impazzita per via degli ultrasuoni emessi dagli apparecchi utilizzati per costruire il tunnel sottacqua e non per un istinto sadico è un ulteriore elemento che depone a suo favore (a differenza dei vari shark movies), infatti altrimenti non avrebbe attaccato l'uomo, molto toccante anche il rapporto tra essere intelligente (uomo) ed essere super-intelligente (le orche possiedono una parte del cervello che gli esseri umani non possiedono), il modo in cui Will spieghi a Mark come le orche gli "parlassero" attraverso un loro linguaggio, simile a quello dell'uomo. Insomma, se amate le orche non perdetevi assolutamente questo film, e, ovviamente, la mitica "Orca" assassina, "the killer whale", sempre del 1977, di M. Anderson (con la altrettanto mitica -e omonima- colonna sonora di E. Morricone...per me la sua migliore composizione di sempre), con la simpatica aggressione iniziale allo squalo.