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MARIA ANTONIETTA regia di Sofia Coppola

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gerardo     7 / 10  25/11/2006 16:39:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Sophia bella Sophia
Sophia dell'altrui brame
mmmmmh... Quant'è bell'in progress 'sto caz.zo di reame!"

Maria Antonietta: Ritratto di una sciampista antelitteram.
Sofia Coppola dice di aver voluto ritrarre una teen ager (un po' altolocata, per la verità) del '700, con tutte le sue frivolezze e i desideri, come lo sarebbe una pari età ai giorni nostri. Certo, non a tutti capita di esser figli di Maria Teresa d'Asburgo e sposa di Luigi 16, vivere nelle loro agiatezze e privilegi, ma tant'è.
I toni sono volutamente leggeri e comunque mai eccessivamente drammatici. Dopo aver destrutturato il tragico sentimentalismo compostamente aristocratico di Sissi, la Coppola ci restituisce il ritratto di una regina “austriaca” che non cerca il principe azzurro, ma un ragazzo più semplicemente interessante col quale spassarsela, una regnante più attenta ai problemi di cuore e di corte, che di doveri regali e politica, come il suo ruolo imporrebbe. Probabilmente non andò proprio così nella realtà, ma a Sofia poco importa. Dissemina qua e là battutine alla Dawson's Creek ("E' il classico tipo francese...", come se nel '700 austriaco ci fosse un immaginario adolescenziale sui francesi...), o alla sexandcity's Diavolo-veste-Prada ("No, Madame, qua siamo a Versailles", pronunciato come se a parlare fosse la direttrice di Vogue...). Ma l'accessorio nelle teenager upper class francesi del '700 è d'obbligo, come a Manhattan o a Beverly Hills oggi, e allora ci sta la frenetica successione di scarpe trés chic. E l'acconciatura da Leonard (necessariamente omosex), come fosse un elegantissimo coiffeur della Fifth Avenue.
Immersa nello sfarzo, sommersa da dolci e prelibatezze d'ogni genere, assediata dagli invadenti e bizzarri rituali regali e da un nugolo di cortigiane, dame di varia aristocrazia, servitrici, Marie En Toilette si annoia e rischia di perdere le gioie della sua adolescenza. E allora la reginetta austriaca si ritaglia i suoi spazi, piuttosto sontuosi, crea giardini rigogliosi, preferisce le uova fresche e il latte appena munto alle raffinate colazioni a palazzo, scopre - con gusto tutto romantico - la natura con i fiori le galline e le pecore, c'introduce nelle sue private dépandances (il Petit Trianon con annessa "fattoria", già meta di puntate televisive del nostro Alberto Angela nazionale) e, soprattutto, nelle sue favolose feste danzanti e giocherecce. Così - Sofia sei straordinaria! - ci ritroviamo in un ballo in maschera a danzare con Siouxie & The Banshees, all'incoronazione con la solenne Plainsong dei Cure, ai tavoli da gioco e ai bagordi dal finale adultero con i Joy Division. Che dire? Un'ottima colonna sonora, per il più originale dei biopic, con degna chiusura ancora con i Cure.
In realtà, a parte la frivolezza di fondo, c'è uno sguardo femminile piuttosto marcato sulla vicenda umana di Maria Antonietta. La Coppola sottolinea – senza peraltro mai appesantire il dramma – come la giovane donna sia vista come l’unica imputata della mancata procreazione di un “delfino” a seguito del matrimonio con Luigi futuro XVI. M.A. è un po' un simbolo della condizione femminile a corte nel ‘700 (e non solo): totale subordinazione del proprio ruolo a quello maschile e alle esigenze della corona (ancor prima che “statali” in senso stretto). Un ruolo che contribuisce a perpetuare prima di tutti la stessa madre, Maria Teresa d’Asburgo, ferma nel reggere le sorti della sua corona, degli interessi austriaci e i fili della diplomazia internazionale, a cui affida più o meno come strumento, in avallo all’atavica percezione della propria condizione, una delle sue figlie. Una sorte da cui Maria Antonietta vorrebbe amorevolmente preservare la propria figlia (la futura duchessa d’Angouleme):” Tu non sei quello che volevano, ma sei mia lo stesso”.
Inoltre, la regista sembra voler assolvere storicamente Maria Antonietta dall’accusa di aver sperperato (lei solamente…) denaro pubblico nel perseguimento del lusso quando la Francia era praticamente in bancarotta e il popolo alla fame. Coppola mette in parallelo con le dispendiose abitudini di MA la mediocrità del re Luigi XVI, incapace di governare, di avere un’idea sua di gestione delle finanze e delle scelte diplomatiche del proprio paese, spinto sempre più giù nella crisi.
Agli occhi dei francesi impoveriti da carestie ed esazioni sempre più pesanti, la vita sfarzosa dell’austriaca, la straniera che non hanno mai sentito come propria regina, appare come un oltraggio troppo forte. Ma adesso Maria Antonietta non si sottrae alla sorte, nemmeno quando potrebbe farlo scappando via. E’ un netto cambio di registro nell’impostazione psicologica e narrativa della figura di Maria Antonietta, dopo avercela fatta conoscere nella sua spensierata e maliziosa, sensuale e un po’ peccaminosa frivolezza di adolescente, ora (improvvisamente?) conscia del proprio ruolo e delle proprie responsabilità di regnante, diventa – ormai esautarata – regina di Francia, severa, composta e adulta.
Andre85  01/12/2006 21:12:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
standing ovation
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  02/12/2006 17:56:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come sempre ottima critica, hai colto alcune cose fondamentali magari non tutte pero'...
gerardo  05/12/2006 16:40:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie Kow e Andrea. :)