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MARIA ANTONIETTA regia di Sofia Coppola

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martina74     6½ / 10  04/06/2008 18:30:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Fedele trasposizione della celebre biografia scritta da Andrè Castelot negli anni '60, "Marie Antoinette" narra la parabola umana della giovanissima Delfina e poi regina, fermandosi proprio sul crinale del suo passaggio evolutivo da ribelle, viziata e incurante del suo ruolo a responsabile, materna e composta ex regina.
Non ho mai amato il personaggio, ma ammetto che leggendo la (a mio avviso partigianissima) biografia e vedendo questo film, comprendo con più chiarezza la solitudine dorata e gli stravizi dell'arciduchessina austriaca, amata solo per un brevissimo periodo dai francesi e poi additata come unica responsabile della rovina della corona e della miseria della nazione. La sua noncuranza nei confronti di sudditi, etichetta, garbo e sottomissione la resero un personaggio sgradevole e superbo, perfetto capro espiatorio per il livore del popolo, ma molti furono i "libelli" che ingigantirono a dismisura le leggende sul suo conto.
Chi rileva la scarsa attenzione del film agli avvenimenti storici che sconvolgevano la Francia in quegli anni ha la sua parte di ragione, ma non ha letto le biografie sulla sovrana, alla quale nulla importava delle avverse fortune della politica reale e dei rovesci economici: quando si accorse dei danni, era ormai troppo tardi per qualunque tentativo di riparazione. La corte era un luogo del tutto estraneo alla vita pubblica e il Petit Trianon, che Maria Antonietta ricevette in dono dal molle Luigi XVI, era un luogo dorato e bucolico, in cui la sovrana si intratteneva con la sua piccola cerchia di parassiti.
Tutto questo, compresi lo sfarzo e il lusso e le acconciature e i gioielli e i cagnolini e gli abiti incredibili, è narrato con estrema precisione nel film di Sofia Coppola, che con intuizione fortunata attualizza l'ambientazione aggiungendo una colonna sonora eccezionale e qualche paio di Converse tra le scarpette di raso e piume.
Purtroppo il film è anche un po' noioso e poco racconta della presa di coscienza della regina e del suo mutamento. Ma forse va bene così: l'ultima alba segna un passaggio troppo doloroso e poco dorato, anche se un po' di attenzione in più alla seconda parte della sua vita avrebbe contribuito a rendere più umano e meno inutile il personaggio.