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GRIZZLY MAN regia di Werner Herzog

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Jolly Roger     8½ / 10  29/05/2016 22:17:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
C'è qualcosa di ironicamente buffo ed immensamente umano in questa storia popolata da orsi giganteschi, che è più grande dell'amore che due orsi potranno mai scambiarsi nel loro mondo animale.
Timothy Treadwell cercava la magnificenza di Dio negli occhi dei grizzly, quando già, senza accorgersene, la riceveva dagli occhi innamorati della sua Amie.

-----------------------alcuni spoiler, ma credo si possa leggere--------------------

"Sono innamorato dei miei amici animali, sono innamorato dei miei amici animali, sono innamorato dei miei amici animali".

Le immagini di questo film sono di una bellezza che ti ammalia e ti annichilisce. Montagne innevate, immense distese erbose, laghi e fiumi, ma soprattutto orsi grizzlies, giganti maestosi, alti tre metri e più, creature bellissime e testimoni dell'esistenza di Dio e della meraviglia della Natura, ma anche potenziali perfette macchine di morte.
Questo non è un film sugli orsi; è un film su Timothy Treadwell, il signore degli orsi, ma più in generale è un film sull'uomo: attraverso la figura di Timothy, Herzog ci parla dell'umanità, delle sue debolezze, delle sue pazzie e dei suoi eccessi. Timothy raccoglie tutto dentro di sé, all'enesima potenza.

Egli era un uomo fuori dal comune, che decise di spendere la propria vita con gli orsi, rischiando (e trovando) la morte, un uomo che sfidò - e forse superò – il confine naturale tra uomo ed animale, spingendosi a raggiungere una visione più ampia di quella umana, ma in un territorio al quale non aveva diritto naturale di appartenere.
"Forse pensava di avere a che fare con delle persone vestite con costumi da orso", dice qualcuno nel documentario, "la ragione per cui riuscì a sopravvivere per ben 13 anni è che gli orsi pensavano che lui fosse un ritardato mentale".
"Poi, un giorno, un orso deve aver pensato che ne aveva abbastanza di Timothy Treadwell. O, forse, uno di loro pensò che Treadwell doveva essere buono da mangiare".

"se l'è cercata" "se l'è meritata" "ha trovato il suo destino"

Parole spesso impietose che non considerano, però, che Timothy sapeva benissimo il rischio che correva di fronte a quei giganti ("I can smell death all over my fingers"), ma soprattutto…non aveva nessuna intenzione di morire!
Lui annusava, in ogni momento, l'odore della morte sulle proprie dita, ma era come se la bellezza di questi mostri esorcizzasse la loro pericolosità. "That's what I'm talking about - That's what I'm talking about – That's what I'm talking about": la bellezza. E' questo quello di cui lui ci sta parlando, con quel curioso modo che ha di ripetere sempre le cose per tre volte: la bellezza della natura, anche laddove mostra il suo lato più possente e crudele.

Inoltre, aveva una certa dose di autostima e di sicurezza. Attore fallito nella vita precedente, in Alaska interpretava una parte mai interpretata da alcuno: il Gentil Guerriero che combatte per gli Orsi. Il Kind Warrior, una creatura che, laddove fosse stata puntata o sfidata da un orso, doveva fingere di essere strutturalmente in grado di difendersi, anzi, fingere di mostrarsi sicuro di poter vincere la sfida contro l'orso. Il Gentil Guerruero, se sfidato, "deve diventare cosi formidabile, così senza paura della morte, che egli vincerà". "Deve essere così potente, che persino il grizzly crederà che lui è in grado di vincere la sfida".
Perché in quei momenti "the Kind Warrior must – must - must be a samurai" (anche qui 3 volte). Il Guerriero Gentile non invade l'ambiente degli orsi, non commette azioni sgradite, osserva e non interagisce, ma laddove la sua presenza venga messa in discussione e sfidata da un orso, egli deve-deve-deve difendere il proprio territorio.
Ora, noi possiamo anche pensare che quelle fossero un cumulo di caz.zate, che egli si ripeteva solo per farsi coraggio. Fatto sta che egli è sopravvissuto là per 13 anni, perciò non era un pir.la e il suo approccio doveva in qualche modo funzionare. Inoltre, nelle immagini del film ci sono almeno un paio di occasioni in cui egli viene sfidato dagli orsi e risponde proprio difendendo la posizione, senza arretrare.


Comunque, al di là del fatto che si rendesse conto dei pericoli e che avesse maturato esperienza e metodo per affrontarli, non si può mettere in dubbio che egli avesse seri problemi dal punto di vista emotivo: era un ex alcolizzato, fallito nella carriera di attore, egoista ed egocentrico ai massimi livelli e con un desiderio di protagonismo irrefrenabile. La sua vita non erano gli orsi. Nella sua vita c'era spazio solo per lui, il Re degli Orsi. Quella che inizialmente era la fuga dal mondo sociale di uno psicotico, diventò poi un'avventura mediatica in cui egli era l'attore principale ed unico. I suoi disturbi emotivi e la rabbia verso la società civile influirono anche sulla sovrastruttura filosofica delle sue convinzioni. Il suo credere ad un equilibrio naturale dove regna l'armonia, il suo negare gli aspetti più crudeli della natura, sembravano idee più figlie del suo tormentato bisogno di serenità che vere e proprie considerazioni ragionate. Quando espone i suoi pensieri più intimi, la sua voce, di stampo fortemente elettronico (come tutte le persone che nascondono un animo ferito in profondità), diventa tenue come quella di un bambino piccolo e personalmente mi mette i brividi:

"Non so se ci sia un Dio ma se c'è non può che essere contento con me per quello che faccio. Per quanto li amo (gli orsi). Per il rispetto che porto per loro, per i video che faccio e le fotografie, per il fatto che diffondo tutto ciò nel mondo gratuitamente. Spero di riuscire a continuare. Mi sento bene a farlo".
"E se non sarà così…sappiate, Io morirei per questi animali. Morirei per questi animali. Morirei per questi animali".

Nella sua visione, gli orsi gli hanno salvato la vita, altrimenti sarebbe morto alcolizzato.
"Grazie mille (Dio?) per lasciarmi fate questo. Non avevo una vita, non avevo una vita. Ora ho una vita. Grazie."
In alcune momenti, però, la dolcezza infantile lascia spazio alla rabbia, così si rivolge alla telecamera e ai possibili spettatori con enorme disprezzo: "io ho imparato a stare qui, Voi qui sareste morti, voi qui sareste morti, voi qui sareste f.ott.tutamente morti!".
Ora, questi possono sembrare dei deliri, ok. Ma anche qui, non si può negare che, in un certo senso, gli orsi glie l'hanno salvata sul serio, la vita, o almeno glie l'hanno prolungata di 13 anni, perché lui una ragione di vita non ce l'aveva e ha davvero rischiato di morire alcolizzato.
Herzog entra in modo troppo deciso nel documentario: le interviste sono tutte recitate a copione, si vede che alcuni leggono (il coroner praticamente scimmiotta un attore), il pathos che si crea puzza di artificialità in un modo evidente. Quello che però mi ha dato fastidio, è proprio l'entrata a gamba tesa in un paio di occasioni, quando critica apertamente la filosofia di Timothy.
Mente viene ripreso lo sguardo di un orso, ad esempio, Herzog entra con i piedi sporchi nel tempio, con una frase agghiacciante, che fa apparire l'altro come un povero incosciente, oltretutto considerando che l'altro non ha facoltà di replica: "Quello che più mi opprime è che in tutte le facce di tutti gli orsi che Treadwell ha filmato, non ho trovato alcuna amicizia, alcuna coscienza, alcuna pietà. Vedo soltanto la schiacciante indifferenza della natura. Per me, non esiste alcun mondo segreto degli orsi. In questo sguardo vitreo, leggo soltanto una mezza noia e la brama di cibo. Ma per Timothy, quest'orso era un amico, un salvatore".

Herzog entra prepotentemente sia nel footage che nel proprio documentario, manipolandolo in due direzioni, con il medesimo scopo di smorzare la figura di Treadwell. Da una parte, demolisce le sue intime convinzioni, per evitare di esaltare questo personaggio controverso, per evitare di dipingerlo come un eroe. Dall'altra parte, smussa gli aspetti più terribili della sua vita, per evitare l'effetto opposto di etichettarlo alla storia come un pazzo imbecille. Tutto ciò si capisce nelle scene più terrificanti del documentario, quelle che mi ha fatto salire la pelle d'oca per l'alterazione e la deformazione emotiva che scuotono il personaggio: dapprima, Treadwell vede le ossicine di cuccioli di orso – c'è siccità, non piove, la poca acqua non basta a trascinare i salmoni a valle e gli orsi affamati cominciano a divorare i loro cuccioli. La voce di Treadwell diventa un sibilo sofferente, mentre constata la violenza della natura animale, che in caso di necessità non risparmia nemmeno i propri piccoli. Poco dopo, Timothy, nella propria tenda, ha una crisi di nervi quasi visionaria. Si rivolge a Gesù, ad Allah, alle divinità indù, invocando la pioggia perché gli orsi hanno fame. La sua voce stridula, le sue urla sconnesse ed il suo delirio mistico mi hanno fatto gelare il sangue nelle vene.
Egli non è un eroe temerario che lotta ed interagisce con gli dei per i suoi orsi. Non è nemmeno un pazzo che vaneggia sfoghi religiosi.
Herzog glissa, per interesse o per rispetto, sulla verità vera.
La verità vera è che Timothy Treadwell, in quel momento, ha una paura fott.tuta (giustamente).
Se ne sta chiuso nella tenda.
Lui lo sa. Nella catena alimentare degli orsi ci sono i salmoni. Se mancano i salmoni, gli orsi più feroci divorano i cuccioli. Il passo successivo della catena alimentare degli orsi, se continuerà a non piovere, sarà lui: Treadwell in persona.
Toccherà a lui, prima o poi.

Anche la terribile tragedia finale della sua morte insegna qualcosa.
Timothy era un bambino cresciuto, un eccentrico, e come tale esercitava un certo fascino sul mondo femminile. La sua ultima compagna si chiamava Amie. Lei era con lui quando un orso lo attaccò.
La cosa terribile è che Amie non voleva più condurre questa vita. Non le piacevano gli orsi, ma per amore era rimasta con Timothy fono a tarda stagione.
E lo difese durante l'attacco. Mentre l'orso gli stava mordendo la testa, strappandogli il cuoio cappelluto tra le mascelle, Amie combatteva contro l'orso, picchiandogli una padella sulla testa nella vana speranza di metterlo in fuga.
Non abbandonò Timothy fino a morire lei stessa.
Poteva scappare, ma restò a combattere per salvarlo.
Quanto è buffo, dicevo prima...
Mic Hey  29/05/2016 22:47:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Vuoi vincere il premio per il commento più lungo della storia ?
No sul serio, comunque mi hai incuriosito.. penso che vedrò questo film.
Jolly Roger  29/05/2016 23:11:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
eh, già...il problema è che quando scrivo di un film che m'è piaciuto parecchio, mi sfugge la mano :-)
Vedilo, secondo me è carino, spero piaccia anche a te