caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

GRIZZLY MAN regia di Werner Herzog

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento logical     7½ / 10  17/12/2006 14:40:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Werner Herzog è come l'Angelo della Morte; apparentemente disoccupato in attesa dell'Apocalisse, decide di concentrarsi su quanto sulla Terra abbia promiscuità con il grande disegno, con l'apoteosi, con il sacrifcio supremo. Io amo moltissimo la sua entità romantica, il suo "induista" spirito fluttuante che lo aiuta, da sempre, ad individuare la storia perfetta, la parabola da raccontare. La sua presenza è enorme anche in questo film. La sua voce, negli anni, mantiene una contenuta freddezza, come se venisse dallo stomaco o dalla schiena; con la bocca infatti trattiene la storia e con gli occhi la guarda scoprirsi e concludere. La sua invadenza è quella di un padre antico e accentratore e di cui si spera indifferenza piuttosto che attenzione, come se le storie che ha inghottito fino ad ora fossero servite a renderlo sempre più immortale e sempre più vicino a Dio.
"Nell’al di qua non mi si può afferrare, ho la mia dimora tanto tra i morti quanto tra i non nati, più vicino del consueto alla creazione ma ancora non abbastanza vicino. " dice Paul Klee e sembra scritto per lui.
Ma la vita altrui, quella terrestre, ha anche il difetto di lasciare tracce e testimoni e questa attitudine alla concentrazione per rapire, questa volontà assoluta di possedere la storia a qualunque costo e che fonda il suo alibi nell'averla scelta come paradigmatica e necessaria, questa volta lascia un po' troppi indizi.
Se questa amata concentrazione e questo condivisibilissimo disprezzo per la vita sociale si lascia circondare da troppi dettagli, allora il patetico, il morboso, il feticcio della morte tragica perdono quell'icona irreale della lotta tra l'ente e il caos che tanto ci piace e si rischia, da vicino, la tragedia televisiva, il death show da RealTV. La sua consapevolezza e la sua storia da highlander ovviamente gli impediscono di cadere in questa trappola troppo vistosamente e i suoi commenti a ciò che vede, che ha visto e che ha sentito, insomma a tutto quello che ha inghiottito, sono più importanti di quelo che si vede.
Ma la morte vera, tragica, cercata e voluta, è ancora troppo fresca per l'astrazoine del suo archivio del Bene e del Male, ha ancora troppa vita dentro. Esci dal buio con addosso gli occhi delle volpi e delle mani che gli accarezzano la testa.
Umano, troppo umano.