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GERRY regia di Gus Van Sant

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Badu D. Lynch     9½ / 10  11/05/2013 16:53:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Perdersi è necessario.

Gerry è un film metaforico, con un simbolismo orizzontale, suggestivo e tagliente. Una pellicola ipnotica, nella quale viene raccontato il viaggio (non solo) introspettivo che (quasi) ogni persona compie almeno una volta nella vita. Bisogna perdersi per ritrovarsi : capire e inquadrare la scissione del proprio Io, della propria personalità ; successivamente disperdersi, come sabbia nel deserto, nell'immensità dello spazio esistenziale - quello interiore ed esteriore. Diventare due granelli di polvere, facenti parte dello stesso terreno dissestato, e lasciarsi trasportare e consumare dal vento, dagli eventi, dall'imprevedibiltà e dalla forza della natura (umana e non). Gerry è il bisogno di un confronto con il proprio spirito, le proprie paure e le proprie insicurezze ; è la ricerca della meraviglia e del pericolo del tragitto, l'importanza del percorso e mai della meta - essa non esiste, è superflua. Ed è qui che sta la diversità simbolica di questo film rispetto a tante altre pellicole : impossibile non citare Into The Wild, lungometraggio nel quale avviene la ricerca e il bisogno di ritrovare la propria dimensione vitale, con la differenza sostanziale che, nella pellicola di Sean Penn, però, si conosce l'obiettivo, la meta (Alaska), e tutto ciò cambia l'aspetto, il significato e l'essenza del film ; nell'opera di Gus Van Sant, l'obiettivo non è il punto di partenza o il punto d'arrivo, ma è l'infinito che si trova nel mezzo, la crescita evolutiva, o paradossalmente involutiva, raggiungibile attraverso l'ignoto : una strada sconosciuta ma ineluttabilmente essenziale per raggiungere la consapevolezza della propria dimensione ultima - la forma finale.

Lo stupore, la sorpresa, la fatica, la vita, la morte, la scoperta, la felicità, la tristezza, la paura, la vittoria, la sconfitta : tutto l'immenso splendore e disagio del percorso compiuto ; la destinazione e l'obiettivo non contano.
Probabilmente i protagonisti sono le due facce della stessa medaglia : Gerry-Damon sembra essere la parte più razionale, fredda, metodica e resistente ; Gerry-Affleck, invece, la parte più calda, istintiva, ingenua e debole. La coesistenza è possibile? Come in ogni essere vivente, forse, una delle due parti prenderà il sopravvento e vorrà avere il controllo definitivo della propria persona.

Uno straordinario omaggio al cinema di Bela Tarr, ma soprattutto un incommensurabile capolavoro della settima arte.