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LE ROSE DEL DESERTO regia di Mario Monicelli

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gerardo     7 / 10  05/01/2007 17:31:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Monicelli ha il grande merito di portare sullo schermo, con coraggio (dei suoi 91 anni!), una storia italiana di guerra, dando prova di una lucidità di coscienza e sensibilità rara nei suoi colleghi connazionali più giovani. E quello che ci racconta è una guerra sporca, la guerra coloniale in Libia, una delle pagine poco amate non solo dal cinema, ma dalla stessa storiografia italiana, che ha preferito "soffermarsi" su episodi più gloriosi ed edificanti della nostra storia recente.
Certo, l'operazione non è perfettamente riuscita, la sceneggiatura sembra un po’ arrangiata. Ma sa raccontare, in ogni caso, un’Italia minore, fatta di professori ufficiali e di contadini mandati in guerra, una guerra di cui a loro frega davvero poco, contrariamente alla retorica di regime che invoca inesistenti grandezze italiche (ne restano solo le rovine a Leptis Magna, vestigia di un impero agognato, ma inesorabilmente passato e irraggiungibile) e imminenti vittorie lampo che non arriveranno mai. Il tristemente famoso (per la storia militare e coloniale italiana) generale Graziani, interpretato grottescamente da un ispirato (grande!) Tatti Sanguineti in posa – ed eloquenza - fascioducesca, arriva, dà improbabili ordini e scompare come un fantasma nel deserto. L’uso (teneramente retrò) delle immagini velocizzate, che ne segnano l’arrivo e la partenza nelle fugaci e surreali apparizioni, sottolinea ironicamente il senso di totale estraneità del Maresciallo d’Italia, rappresentante sul campo del regime e dei suoi voleri, al contesto sociale e morale della truppa, più interessato alle vicende private lasciate a casa che alla conquista dell’Egitto e ai fasti italici. Siamo alla vigilia della disfatta di El Alamein e già si avvertono, profetici, i primi attriti italo-tedeschi che di lì a poco sfoceranno nel massacro di Cefalonia e nell’occupazione nazista dell’Italia.
Monicelli non risparmia il suo vezzo antimilitarista con delle frecciate alle attuali guerre presunte umanitarie, a quegli interventi militari che pretendono di portare la pace e la democrazia - e la civiltà… – in terre altre, ma che non nascondono il loro carattere smaccatamente colonialista e aggressivo.