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MASTERS OF HORROR 2: RUMORI E TENEBRE regia di Brad Anderson

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Jolly Roger     7½ / 10  04/02/2015 01:27:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
-----Spoileroso e ammazzafilm-------
Dunque. E' rarissimo che mi sia trovato nella situazione di vedere un film e poi di non sapere che voto dargli. Di essere così indeciso da riguardarmelo una seconda volta il giorno successivo.
Ebbene, alla prima impressione non mi aveva detto un granché: una storia interessante e ben fatta, ma allo stesso tempo molto semplice, quasi banale, che, ad un primo giudizio, sfiorava forse la sufficienza, ma non di più.
Eppure mi era rimasto quel nonsoché che mi ha spinto a rivedere l'inizio…e poi a riguardarmelo tutto. Mai fatta cosa più positiva!
Ad una seconda visione, il mediometraggio mi ha mostrato tutta la sua bellezza: un'estrema cura quasi maiacale, un'attenzione e una sensibilità per i particolari che raramente ho visto in prodotti di questo tipo e sfiora la genialità.

Larry è un uomo ferito, distrutto, spezzato in due dalla tragedia di aver perduto il figlio piccolo. Egli non ha metabolizzato il dolore, non lo ha né fronteggiato né tantomeno superato: si è semplicemente chiuso in sé stesso.
Chiuso, come chiusa deve restare per sempre la porta della cameretta del bambino. Chiusa, come se rappresentasse la porta della memoria (meritevole metafora del film), che cela tutti quei dolorosi ricordi che non si ha la forza di affrontare.
Egli ha chiuso questa porta ed è fuggito dalla cruda realtà, creando una barriera fra sé ed il mondo circostante che lo rende impenetrabile agli altri - ma che a sua volta rende lui impermeabile a qualsiasi empatia e scambio emotivo con le persone che lo circondano. La sua sociopatia è totale, la sua dissociazione inizia con la schizofrenia (egli immagina di sentire gli altri che gli parlano dietro, che dicono cose offensive su di lui) prosegue nell'insensibilità e nell'indifferente cinismo ("oggi ho licenziato una dipendente…senza un motivo, perché lo volevo") e si scatena nel delirio omicida.
Larry ha chiuso questa porta ed è uscito, cercando un altrove, un fantomatico silenzio che non può esistere, perché il rumore che lui sente non è quello esterno, quello prodotto dalle cose…ma quello interiore.

Possibile che tutti trovino la chiave di questo cortometraggio nel fatto che lui ha un udito super sviluppato?
No.
Non è così.
La chiave di Sounds like non è l'udito, né il rumore…è il SENSO DI COLPA.
C'è una frase - che forse ad una prima occhiata passa inosservata - ma che è determinante nello scatenare il senso di colpa di Larry. Quando lui avvicina l'orecchio la petto del figlioletto e si accorge che qualcosa non va nel di lui battito cardiaco...e poi lo porta all'ospedale per fare gli esami…il dottore, dopo i risultati, avvisa i genitori che purtroppo la patologia cardiaca del figlio non ha rimedio, possono solo alleviargli il dolore…
ecco la determinante frase pronunciata dal dottore, che letteralmente lo spezza: "se lo avessimo saputo prima, magari un anno fa o due, avremmo potuto salvarlo, ma ora non possiamo fare più niente".
Questa frase lo uccide. Uccide il Larry che era stato fino a quel momento, da lì in poi egli diventerà un'ombra, prima di sentimenti. Emblematica è l'inquadratura del suo sguardo in quel momento, che si fissa, immobile, sull'orologio del dottore, quasi a fermare il tempo, creando una spaccatura tra il prima ed il dopo…
Proprio Lui, Larry, che di professione usa l'udito per ascoltare il buon esito delle telefonate dei dipendenti di un call center. Proprio lui, non può perdonarsi di non aver saputo usare quell'udito che tanto positivamente sfrutta sul lavoro, per fare una cosa ben più importante: salvare suo figlio, quando ancora non era tutto perduto. Accorgersi prima della sua malattia.
Egli non regge a questo dramma e da quel momento, ogni rumore per lui diventa insopportabile…persino i rumori degli strumenti che tengono in vita artificialmente suo figlio. "Fermatevi, basta!" esclama Larry rivolto a questi strumenti, incapace di reggere emotivamente una tale situazione di impotenza di fronte al lento spegnersi del figlioletto. Ma non è il rumore che essi fanno il vero problema.
Il vero problema sta nel fatto che lui non riesce più a reggere questa situazione, cioè vedere suo figlio in fin di vita, per una colpa che lui attribuisce a se stesso.

Ma gli strumenti si fermano per davvero…e suo figlio muore…

No, il super-udito non c'entra con il dramma terribile che consuma l'anima di Larry.
Egli sente esattamente quello che sentono tutti ed esattamente come lo sentiamo tutti, ma i suoni che ci circondano diventano per lui un bailamme infernale, rumori insopportabili che, come spilli aguzzi che passano per le orecchie, gli perforano il cervello.
La dimostrazione di ciò, è che il suo estremo fastidio per i rumori non si manifesta mai a caso, ma soltanto nelle scene in cui riaffiorano, nella sua mente, i ricordi della tragedia. Ma questa percezione dei rumori cala decisamente – fin quasi a sfiorare la sordità!! – proprio nei momenti in cui egli è in grado di rimuovere completamente il trauma.
Emblematica, ad esempio, la scena del ristornante: sua moglie gli rivela che la moglie del vicino è incinta ed è proprio a causa di quella rivelazione che il suo dolore riaffiora, sotto forma di una cocente invidia nei confronti dell'amico vicino di casa – ed è proprio in quel momento che i rumori del ristorante diventano insopportabili (i piatti, le persone che sbattono il cucchiaino contro la tazzina del caffè e masticano voracemente le cibarie – come demoni che mangiano gli innocenti, incuranti del dolore interiore di chi non può far nulla per impedire ciò). E' in quel preciso istante che i rumori iniziano a spaccargli i timpani.
È anche, ad esempio, il rumore insopportabile che Larry ode provenire dalla stanza di suo figlio, quando sua moglie vi si reca.
Proprio quella stanza che dovrebbe sempre restare chiusa, come una tomba sacra.
Oppure il rumore del pallone di basket, quando il suo vicino (quello che aspetta un figlio) gioca in giardino. Larry avverte i rimbalzi del pallone come fossero cannonate che rimbombano in casa sua, esattamente come nella sua anima rimbombano i ricordi, l'amarezza per il figlio perduto e l'invidia per il vicino neo papà.
Ma le scene geniali non si fermano qui. Ad esempio, la scena in cui la moglie gli confida che sente di aspettare un altro figlio.
Esattamente un secondo dopo, il volto di Larry viene deformato da uno squillo penetrante, che gli perfora l'anima: ma è solo un semplice squillo? O forse è il senso di colpa verso il figlio morto, per il fatto che qualcuno – il nascituro in grembo della moglie – pretenderebbe, suo malgrado peraltro, di sostituire il figlioletto morto?
Larry non vuole il nuovo figlio. Non vuole altri figli, come se il fatto di avere un secondo figlio fosse un oltraggio al figlioletto morto – il cui posto, nascosto ed imprigionato nel suo cuore, nessun altro bimbo può osare reclamare.
La scena che segue è cucita a regola d'arte alla precedente: un rumore che proviene dal muro gli fracassa i timpani. Lui spacca il muro e scopre l'origine del rumore: sono cuccioli di un topo.
Larry li ucciderà a martellate, esattamente come la sua mente, emotivamente, sta massacrando il figlio nel grembo della moglie.
Non a caso, è proprio questo deviato moto amoroso verso il figlio morto che porta Lerry a compiere un gesto agghiacciante: soffocare la moglie nel sonno, perché ossessionato dal rumore provocato dallo sbattere dei suoi occhi contro le palpebre. Questo è un movimento tipico che le persone fanno inconsciamente mentre sono nella fase R.E.M del sonno, ovvero, in parole povere, mentre SOGNANO. E lei, come lei stessa ha rivelato in una precedente scena, fa sempre lo stesso sogno, in cui si vede annunciare la nuova maternità e gioisce di ciò.
La verità cruda è che lui uccide la moglie perché lei sogna il secondo figlio.
Non è per niente il rumore assordante delle palpebre della moglie che stordisce Larry, ma è la semplice ed umana circostanza che lei sogni una nuova vita, sia per il nascituro e per loro, in grado – nella mente distorta e ormai compromessa di lui – di recare offesa alla memoria del precedente figlio defunto.
Ulteriore prova dell'insussistenza di alcun super – udito, sta nel fatto che Larry – dopo aver ucciso la moglie e quindi restituito onore alla memoria del figlio, si appacifica con se stesso e non sente più alcun rumore forte, anzi, sente tutto in modo ovattato e dolce: sorride, ascoltando la musica di violino trasmessa dall'autoradio mentre si reca a lavoro come se nulla fosse. Sorride, quando vede la mosca nel piatto alla mensa, senza essere affatto disturbato dallo sbattere delle sue ali. Sorride, come un grosso bambino, quando la commessa della mensa lo rimprovera per la seconda volta chiedendogli di pagare : "Ah, scusi …eh eh eh…non l'ho sentita. NON L'HO SENTITA, eh eh".
Agghiacciante la frase che Larry pronuncia subito dopo, accanto alla tomba del figlio: "tu mi hai capito, lo so".
Dico agghiacciante, per il significato che questa frase realmente sottende, ovvero: "io so che tu capisci, figlio mio, perché ho dovuto uccidere la mamma. L'ho fatto perché lei voleva sostituirti con un altro".
Quello appena citato è uno dei rari momenti in cui egli sente i suoni in maniera normale. Ma non è l'unico: in tutti i momenti in cui il suo senso di colpa si assopisce e lui si avvicina al figlio, egli smette di avere ogni disturbo legato ai rumori: sente il Silenzio.
Ad esempio, la scena in cui invita il giovane dipendente per mangiare insieme al parco, vicino al laghetto dove i bambini giocano con le barchette. Lui ama quel posto, perché lì si recava per giocare col figlioletto; la sua anima, in quel luogo, si abbandona: egli vede, nel ragazzo giovane e sensibile, quello che suo figlio avrebbe potuto diventare da grande (aveva notato la sensibilità del ragazzo ascoltando una sua telefonata ad una cliente vedova, in cui egli la rincuorava dicendole che lo spirito di suo marito le era sempre vicino: un pensiero che restituisce una via d'uscita fuori dal logorio interiore che prova Larry, che cerca costantemente un varco nel silenzio per ricongiungersi allo spirito del figlio). Azzeccatissima in tal senso la scena in cui egli, volgendosi verso il ragazzo, non vede costui, ma vede suo figlio piccolo…e continua a parlare, lo invita ad una gita in barca, lontano dalla terraferma, dove non ci sono rumori, si respira il silenzio e si gode la pace.

Ma gli incubi non si possono fermare e la calma è solo un'illusione temporanea. Perché non si può fuggire dalla realtà.
Non vi è alcun luogo, per un'anima tormentata, in cui si possa udire la pace, il nulla, il silenzio assoluto: gli spiriti del senso di colpa continueranno a urlare stridulamente come spettri.
Infatti c'è qualcosa che continua a infastidire la testa martoriata di Larry.
Un rumore strano. Un rumore, come di vermi che mangiano carne.
Non serve colmare l'intercapedine tra la porta della camera matrimoniale ed il pavimento con degli stracci, perché quel rumore continua a perforagli la testa da dentro, come un trapano.
Al lavoro, come ogni giorno, ascolta le conversazioni dei dipendenti…ma le voci gli sembrano rumori di vermi.
Il capo lo chiama al telefono, lui risponde…ma sente solo vermi.
Il capo lo ferma in corridoio e gli urla contro, ma dalla sua bocca non escono rimproveri, ma rumore di vermi.
Fugge in auto, ma dall'autoradio esce rumore di vermi.
Si getta sulla tomba del figlio e sviene. Ma si risveglia, per colpa del rumore dei vermi.
In questo frangente, il suo delirio è ormai in fase terminale: non è più solo auditivo, ma diventa visivo: infila le mani nel terreno, estrae una manciata di vermi, che non sono reali, ma nient'altro un'allucinazione.
Fugge a casa, ormai fuori di senno.
Anche lì senti i vermi.
Ma una volta arrivato, finalmente realizza cos'è questo fantomatico rumore di vermi: è il senso di colpa per un'azione che ha rimosso: l'uccisione della moglie.
"Stai zitta, altrimenti ti sentiranno, smettila!"
Sono le ultime parole di un uomo ormai squilibrato, che in un ultimo sprazzo di lucidità, straziato dal dolore, urlerà piangendo, con la foto del figlio tra le mani:
"Voglio che torni, ti prego torna da me!"

Brad Anderson si conferma geniale, nel saper mostrare in modo perfetto, direi scientifico o freudiano, cosa prova un essere umano in una fase di declino emotivo che sta precipitando in una spirale a vortice, osservando la caduta da dentro ovvero con i suoi stessi occhi, seguendolo verso il baratro. E' un regista con una struttura, con una visione che sa scavare in profondità dell'animo umano come solo certi scrittori di fine ottocento sapevano fare – dovrebbe rimanere sempre su questi registri, perché quando esce da essi per dedicarsi ad un horror di stampo più classico…..fallisce, peraltro clamorosamente (vedi Vanishing on 7th Steet).
Larry di "Sounds like" è il Trevor Reznik de "l'Uomo senza Sonno". Entrambi hanno rimosso un trauma terribile, ma in entrambi il trauma riaffiora, come un estremo rigurgito proveniente dalle profondità dell'IO, che si manifesta attraverso disturbi psico-fisici: nel primo, come insopportabilità dei rumori, che fanno riaffiorare il senso di colpa. Nel secondo, come incapacità di dormire, di chiudere gli occhi ed abbandonarsi alla serenità del sonno per l'incapacità di affrontare, in tale stato di maggior debolezza rispetto alla veglia, le proprio colpe rimosse.
Un IO che resta vigile, anche quando pretendiamo di chiudere gli occhi di fronte alla nera realtà.
Un IO che vive nel nostro profondo e non ha occhi, ma che osserva tutto.
Un IO che sembra privo della nostra razionalità e della nostra logica, ma che, per quanto ci sforziamo, non riusciamo mai ad ingannare.
Un IO che solo apparentemente resta in silenzio, ma che in realtà può fare così tanto baccano da sconquassare la nostra ragione e portarla al delirio.

Chissà perché, poi, ho scritto praticamente un poema megalitico su un mediometraggio di 50 minuti.
Sarò forse malato di mente pure io.
Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade  20/10/2016 22:18:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non sei malato di mente, sei solo un passionale che aveva qualcosa da dire, e l'ha detta tra l'altro anche molto bene. Ho letto tutta la tua recensione, complimenti davvero.
Jolly Roger  21/10/2016 10:33:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Andrea hai letto fino in fondo questa cosa chilometrica? :-)
Non solo scrivere, ma anche leggere cose così lunghe significa essere passionali, grazie mille