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ELEPHANT regia di Gus Van Sant

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Filman     9½ / 10  02/12/2018 12:55:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'esperienza da regista prima che da autore avuta con le grandi produzioni hollywoodiane avrà fatto riscoprire a Gus Van Sant il gusto per il minimalismo e per la messinscena come comunicazione linguistica e non solo estetica, o magari è stata qualche altra concausa ad aprire questa sua nuova parte di carriera - diversa da una prima fase indipendente e da una seconda mainstream - la quale ha in ELEPHANT la massima espressione e maturità, forse relativamente a tutta la filmografia dell'autore. Quest'ultimo riduce, con ottimi risultati, i propri piccoli vezzi stilistici (sonori, di regia e di montaggio) all'essenza della loro funzione, mantenendone alta la qualità estrinseca e lasciando che esplodano senza forzature all'interno del racconto, nel quotidiano mormorio dell'esistenza adolescenziale di ogni personaggio, ognuno segnato dalle proprie difficoltà, ognuno afflitto dalle proprie fragilità, nessuno meno di altri, indipendentemente dalle piccole gerarchie sociali che si possono creare all'interno di un ambiente scolastico. Ed è solo per la casuale instabilità e incapacità di resistenza di uno specifico soggetto che questo inquieto vivere porta alla tragedia. Non è, dunque, soltanto una critica alla libera circolazione delle armi che Van Sant vuole imprimere sullo schermo e nella mente dello spettatore, ma una vera e propria sopravvivenza psicologica all'interno del mondo contemporaneo esistente tra i più giovani, e lo esprime con un film altrettanto contemporaneo che ruba dal cinema moderno la non linearità temporale per farne un'idea propria in cui, da angolazioni diverse, la stessa scena può raccontare storie diverse, o in questo caso storie di personaggi diversi, senza contare l'uso della camera a mano e l'assenza di verbosità che vanno a caratterizzare un già perfetto capolavoro.