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ELEPHANT regia di Gus Van Sant

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Invia una mail all'autore del commento Bright Parker     8 / 10  24/05/2008 21:38:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho terminato la visione di "Elephant" da circa tre quarti d'ora, e devo ammettere, in tutta sincerità, che è senza alcun dubbio uno dei film più sconcertanti che abbia mai visto in tutta la mia vita. Come per "Gerry" e il successivo "Last Days", Van Sant adotta la sua arma più potente e affilata, quella del "silenzio", un silenzio quasi eterno che sembra non finire mai, un silenzio spaventoso che, come ci si aspettatava, annuncia una micidiale e improvvisa esplosione. I movimenti di macchina, gli innumerevoli piani sequenza, la fotografia, la luce, la colonna sonora...ah, scusate...quale colonna sonora? sono i principali tasselli che fanno di "Elephant" un'opera corale e visivamente divina, che porta con sè attori perlopiù sconosciuti in una storia torbida e, ahimè, realmente accaduta. Tutto ciò che Van Sant compie per realizzare a pieno il suo lavoro, non è che un'unica, implicita e impercettibile follia, ed è da ammirare la sua innata e straordinaria capacità di trasformare in qualche strano e incomprensibile modo, il normale in ANormale, ciò che si vede e ciò che NON si vede, facendo sì che il tempo si estingua con i suoi personaggi per arrivare alla conclusione che solo un fatto così paradossale e drammaticamente sconcertante non poteva ASSOLUTAMENTE passare "inosservato". Come ho vagamente accennato prima, in "Elephant" la colonna sonora è praticamente (o quasi) inesistente se non fosse per la sinfonia mistica e celeste del pianoforte di sottofondo che accompagnano, soprattutto, le sequenze a camera fissa di apertura e di chiusura che ci mostrano l'oscurarsi del cielo autunnale della febbrile Portland, cittadina dell'Oregon. Che altro dire sull'opera di Van Sant? Niente...se non per ribadire la sconcertante e terribile aria di "malessere" interiore che lo spettatore avverte nelle sue vene durante la visione, in particolar modo, nella parte finale che io definirei con due termini: micidiale e brutale. Nonostante questo, però, chi non ha ancora avuto modo di vedere il film, non deve assolutamente aspettarsi di trovare in "Elephant" azione o avventura di qualche genere, perchè la pellicola di Van Sant è (volutamente) lenta, allucinata, sfuocata e in qualche modo incantata, proprio per riservare a chi la sta guardando, dieci minuti finali di pura follia. Palma d'Oro meritatissima!