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ELEPHANT regia di Gus Van Sant

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Stebre     8½ / 10  14/07/2013 22:22:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Primo lavoro di Gus Van Sant che mi è capitato sotto mano, primo centro per quanto mi riguarda. Van Sant rinarra i tragici avvenimenti accaduti nella scuola americana di Columbine dove due ragazzi armati fino ai denti hanno compiuto un massacro di studenti e insegnanti, prima di suicidarsi. Il regista apre il film catapultandoci nel microcosmo della scuola americana, nella quale segue assiduamente con lunghi piani sequenza e pochissimi stacchi alcuni ragazzi che in apparenza non fanno niente di speciale se non vivere la propria giornata scolastica come molte altre. Li vediamo compiere azioni di routine, anche banali se vogliamo, che rientrano nel quotidiano di ogni ragazzo normale: dialogare, camminare, coltivare le proprie passioni. Sta a noi immaginarci cosa gli passa per la testa. Molti di loro sicuramente sono insoddisfatti, altri allegri, altri ancora speranzosi. E in questa prima parte il film non ci regala nulla di trascendentale, se non la grande cura nella regia, la fotografia che ho trovato molto fredda, come intrisa di un qualcosa di innaturale e un insolito incastro delle sequenze, tramite l'uso di flashback in cui vediamo la stessa azione sotto gli occhi di diversi protagonisti. E' verso la parte finale che entrano in ballo i due personaggi più interessanti, i cardini della vicenda: quelli che poi si riveleranno, come tutti sapete, i killer. Da lì in poi la visione per me è stata un pugno nello stomaco dopo l'altro, un susseguirsi di sequenze magnetiche, disturbanti e agghiaccianti. Tutta l'atmosfera di quotidianità che si era andata a creare viene spezzata, scossa, distrutta in un solo attimo. E in questo epilogo Van Sant ci fa partecipi del destino di ognuno dei ragazzi che ci aveva presentato, sempre però con quel distacco da narratore onniscente, lasciando a noi spettatori il giudizio su tutta la vicenda, lasciandoci la possibilità di tentare di cercare un senso a tutto questo. I due ragazzi, andando al di là dei problemi psichici che potevano avere, non sono stati forse vittime della società? Il regista è riuscito a farmi sollevare questa domanda: nonostante tutto, anche l'ambiente che li circonda ha influito sul loro modo di comportarsi. Il bullismo, la totale assenza di figure genitoriali, l'emraginazione, la possibilità di reperire armi ed esplosivi come se fossero pizze d'asporto. Non si può di fronte a tutto ciò rispondere con un "non ha senso ma è accaduto lo stesso", qualche domanda bisogna porsela. Insomma, un ritratto realistico e crudo di uno degli avvenimenti che più hanno segnato la recente storia americana, che forse può non appassionare nè avere un gran ritmo ma che mi ha segnato e che penso segnerà chiunque lo guardi e lo porterà, come è successo a me, a porsi delle domande.