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LA SOTTILE LINEA ROSSA regia di Terrence Malick

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Invia una mail all'autore del commento Elly=)     9 / 10  18/01/2011 18:00:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo aver realizzato "La rabbia giovane" (1973) e "I giorni del cielo" (1978), opere acclamate e influenti, Terrence Malick fece una cosa del tutto insolita per un regista di successo: scomparve senza lasciar traccia. Secondo alcune voci iniziò a condurre ua vita da recluso in qualche località remota, secondo altr amdò in Texas a fare bird watching. La notizia del suo ritorno al cinema alla fine degli anni '90 si diffuse con la stessa rapidità di quella della sua scomparsa. I dettagli del nuovo progetto di Malick furono mantenuti assolutamente segreti, ma due cose erano certe: si trattava di un adattamento del romanzo di James Jones "La sottile linea rossa", sulla seconda guerra mondiale, con un cast composto da diversi attori famosi ma anche da nuovi talenti. Il film riuscì cmq a stupire. Rispetto a "Salvate il soldato Ryan" (1998), il dramma di Steven Spielberg sulla 2a guerra mondiale che lo ha preceduto, "La sottile linea rossa" sembra particolarmente intellettuale. I due film non avrebbero potuto essere più diversi, e le reazioni che hanno suscitato riflettono tali discrepanze. Il pubblico del viscerale "Salvate il soldato Ryan" é uscito turbato nel profondo dell'anima, ma quello del più filosofico "La sottile linea rossa" era pieno di perplessità. Non ci sono però dubbi su quale dei due impressioni maggiormente. Il film di Malick affronta l'assurdità della guerra da un punto di vista esplicitamente teoretico, persino teologico. La guerra, sembra dire, é più di un semplice conflitto fra due gruppi di uomini: essa viene descritta come un affronto alla natura, e quindi a Dio stesso. Malick scava nella coscienza collettiva delle truppe mentre si sforza di comciliare la fragilità dell'esistenza con l'avventatezza del loro comportamento. "La sottile linea rossa" passa da un soldato all'altro, entra nella loro mente e amplifica i loro pensieri come fossero parte di un continuo dialogo interiore. Malick anche in momenti abbastanza tirati inquadra i paesaggi esotici e la luce che filtra tra le foglie degli alberi altissimi della foresta. É come se in quei momenti tutte le creature stessero guardando quella strana specie intenta a distruggere tutto ciò che c'é di buono al mondo. Il film non ha un vero inizio né una fine, e i ritmi drammatici e le emozionanti scene di battaglia che lo puntellano non hanno minor profondità rispetto alla ricerca del significato.