Gualty 7½ / 10 29/10/2008 02:04:57 » Rispondi Particolarissimo, a tratti spassoso, in generale triste. molto triste. L'esasperazione grottesca dei personaggi non toglie nulla alla sottile critica della società, delle ideologie, delle frustrazioni e speranze umane. è come porre una lente d'ingrandimento sui nostri foruncoli per poterli osservare meglio e restarne disgustati, macabramente affascinati, malinconici. in questo gioco degli eccessi lo scemo del villaggio è la figura più umana, più genuina, più innocente. è un po' il simbolo del buon vecchio populino, saltellante, volutamente ingenuo. e attorno a lui gli amici, i finti amici, il giogo della società, della chiesa e delle sue frustranti inibizioni, della politica e delle sue aspettative.
particolare la scelta di dividere linguisticamente il personaggio di Bozzone nel muratore che parla toscano e nel provolone-clericale che parla un italiano recitato e recita una poesia di Prevert (lontana anni luce dalla mitica canzoncina :«Noi semo quella razza che non sta troppo bene che di giorno salta i fossi e la sera le cene, lo posso grida' forte, fino a diventa' fioco, noi semo quella razza che tromba tanto poco, noi semo quella razza che al cinema si intasa pe' vede' donne gnude, e farsi seghe a casa, eppure la natura ci insegna sia sui monti sia a valle, che si po' nasce bruchi pe' diventà farfalle, ecco noi semo quella razza che l'è fra le più strane, che bruchi semo nati e bruchi si rimane, quella razza semo noi è inutile fa' finta, c'ha trombato la miseria e semo rimasti incinta.»