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ANCHE GLI UCCELLI UCCIDONO regia di Robert Altman

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ULTRAVIOLENCE78     8½ / 10  21/04/2009 19:51:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In “Anche gli uccelli uccidono” (titolo originale: “Brewster Mcloud”) Robert Altman riesce a coniugare vette incomparabili di lirismo a toni volutamente prosaici, legando questi aspetti antinomici con una notevole vena grottesca e surreale oggettivata da svariate situazioni comiche, tra cui le strampalate lezioni di un professore di ornitologia che fanno da filo conduttore della narrazione.
Il film s’impernia sul tema della incapacità dell’uomo di raggiungere e vivere l’amore puro, simboleggiato da ciò che costituisce il “leit-motiv” metaforico di tutta la vicenda: il volo. Funzionale a tale nucleo tematico è la scena centrale della vasca bagno in cui Louise, amica del giovane Brewster, mentre è intenta a lavarlo con una spugna gli spiega la differenza sostanziale tra il sesso e l’amore: secondo il suo punto di vista, da principio tutti sono tesi a librarsi alla ricerca di un sentimento estatico, ma poi precipitano immancabilmente verso il basso e si abituano/assuefanno a ciò che è soltanto un mero surrogato (o addirittura la negazione) di quel sentimento. Funzionalmente giustapposta a tale scena è la bellissima sequenza successiva, in cui Brewster sogna di volare sulle nuvole in un cielo rischiarato dai dolci raggi di un sole “crepuscolare”; sequenza bruscamente interrotta da quella amaramente emblematica, in cui il turbinare vorticoso della mdp è seguito dalla caduta di un uccello tra le lapidi di un cimitero.
Il rapporto tra i due personaggi è nello stesso tempo tenero, sincero, ambiguo, quasi etereo nel suo svolgersi lungo la linea che divide il sentimento platonico da quello più prosaicamente carnale (ad esso sembra richiamarsi quello che un anno dopo vedrà come protagonista, in “Harold e Maude”, proprio Bud Court). Ma lo sviluppo e il completamento di tale relazione verrà osteggiato da una serie di goffe e laide figure, nei cui bassi comportamenti si obiettiva tutto ciò che si pone agli antipodi rispetto alla purezza dell’amore (cupidigia, avarizia, grettezza, insensibilità…). E alla fine, anche il giovane e incosciente Brewster cadrà nella rete delle tentazioni e degli inganni umani, destinando la sua tensione all’ “alto”, al volo, ad una drammatica e inesorabile fine.
Moltissimi i momenti cinematograficamente degni di nota, che la pellicola riserva. Tra i tanti: la succitata sequenza onirica; il “ralenty” dell’inseguimento, dove il balzo delle tre macchine, sottolineato dalla musica di fondo, acquista quasi la parvenza di un balletto; e poi quella del volo finale, ripreso sia circolarmente dal basso e poi di fianco al protagonista, cogliendone la crescente fatica e la disperazione per l’impossibilità di mantenersi in aria.
Una metafora tristissima, che si fonda sul parallelismo, a un tempo amaro e ironico, tra la specie umana e quella degli uccelli; e che si chiude con la rappresentazione di un mondo come un uno cinico “show” circense, che va avanti in un’agghiacciante indifferenza (“Nashville” è alle porte).