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FULL METAL JACKET regia di Stanley Kubrick

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hghgg     9 / 10  04/12/2014 13:35:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Penultimo film del nostro caro ultra-perfezionista-maniacale Stanley Kubrick (questo arriva dopo 8 anni dal precedente "Shining" e da questo all'epitaffio di "Eyes Wide Shut" passeranno 12 anni, non si può dire che avesse fretta quest'uomo). Penultimo film ed ennesimo capolavoro, l'ultimo, a concludere un filotto semplicemente incredibile e forse irripetibile nella storia del cinema per quanto riguarda i film capolavoro sfornati consecutivamente, si perché da "Il Dottor Stranamore" Kubrick ha diretto solo capolavori assoluti uno dietro l'altro (pochi ma buoni direi, quantità scarsa, si parla di 6 film, ma qualità infinita), toccando anche le vette della perfezione di sicuro con "2001" e probabilmente anche con "Barry Lindon".

E "Full Metal Jacket" chiude degnamente questa pluri-ventennale epopea. Di nuovo la guerra, come trent'anni prima in "Orizzonti di gloria", ma trattata in modo completamente diverso, completamente nuovo (un po' come il binomio fantascientifico "2001"-"Arancia Meccanica").

Come definire "Full Metal Jacket" ? Probabilmente una terrificante Black Comedy grottesca e deprimente, ma anche sadicamente divertente, sulla guerra nel Vietnam; un Vietnam molto diverso da quello mostrato dai vari Cimino, Coppola o Stone, un Vietnam "all'orizzonte" fatto di campi d'addestramento per soldati (o ragazzi trasformati in automi) e un Vietnam "sul campo" fatto di città, palazzi e macerie a sostituire i villaggi, le capanne, i fiumi e la giungla. Una scenografia surreale (girata nei pressi di una zona industriale abbandonata a Londra, infatti...) sia per la realizzazione in se, sia se pensiamo a dove è effettivamente ambientato questo film: una scenografia certamente meno veritiera e curata e molto più fantasiosa e originale rispetto a quelle di altri film sul genere, ma che funziona a meraviglia nel restituire anche nella seconda parte del film quell'alone di grottesco che dominava la prima parte.

Il Grottesco è un elemento dominante del film; questa è un'opera amara, drammatica eppure l'elemento grottesco, ironico, sarcastico non manca mai, ti senti pure una mèrda perché nella prima parte, che è la più amara e terrificante, ti scappa spesso una risata; ti senti una mèrda perché in mezzo alle macerie e alla morte è troppo figo vedere i soldati muoversi e venire intervistati sulle note della schizofrenissima "Surfin' Bird" dei Trashmen. Mi viene da pensare che questo film sia un bizzarro ibrido tra i film più drammatici e allucinati sul Vietnam ("Il Cacciatore" e "Apocalypse Now" of course) e una commedia nera pura sulla guerra (del Vietnam, anche se mascherato da Corea) come "M.A.S.H.".

Film diviso nettamente in due capitoli, quello sull'addestramento, che è poco meno che perfetto, e quello appunto nel Vietnam, la guerra vera e propria, che è bello ed ha un sacco di belle cose al suo interno ma nel complesso rende un po' meno.

La prima parte è leggendaria, davvero un'amarissima commedia nera che sfocia in dramma puro nel finale. Qui ci vengono presentati alcuni dei personaggi che ritroveremo nella seconda parte e in più le figure di "palla di lardo" e del Sergente Hartman, certamente le figure centrali in questa prima parte. Kubrick è spietato nel farci anche sorridere mentre ci mostra la lenta trasformazione di un ragazzo bonaccione in una spietata macchina assassina con la sua conseguente, inarrestabile discesa verso la follia e l'alienazione, fino all'inevitabile finale in un cesso di un campo d'addestramento in cui si consuma la tragedia.

La satira di Kubrick in questa prima parte è feroce e spietata e i momenti memorabili quasi non esistono perché è tutto un unico momento memorabile dall'inizio alla fine. Tra gli esilaranti sproloqui di Hartman però la frase chiave, quella che ti si marchia a fuoco nella mente è "Io ci sono già, nella *****!". Così come la tremenda espressione di Vincent D'Onofrio ti resta impressa nella memoria per sempre.

Più canonica la seconda parte che mantiene la sua aura grottesca grazie, come detto, all'ambientazione particolare e all'atmosfera stralunata a metà tra il drammatico e il comico dato dal montaggio e dalla regia di Kubrick, sempre maniacale, zeppa di idee e soluzioni e sempre perfetta o poco meno. Buono il finale con il primo omicidio di Joker e strepitosa l'ultima sequenza con i soldati che marciano cantando la canzone di Topolino, poi il film sfuma e parte "Paint it Black" dei Rolling Stones, finale epocale.

Tante le sequenze memorabili, tra quelle che strappano un sorriso (quasi tutte con Hartman nella prima parte...) a quelle che ti prendono a cazzotti nello stomaco.

Kubrick spreme gli attori al massimo come al solito e tutti loro infatti sfornano la loro interpretazione migliore. Modine è alla prova della vita, R. Lee Ermey è indimenticabile (un ex-sergente istruttore per davvero, prima chiamato come consulente, poi entrato nel suo piccolo nella storia del grande schermo) e Vincent D'Onofrio è semplicemente perfetto in quella che resta la sua più grande interpretazione tutt'oggi, pur essendosi almeno lui confermato attore di buon livello.

Settimo capolavoro della carriera di Kubrick, sesto consecutivo, ultimo su questi livelli, penultimo in assoluto. Pochissimi hanno raggiunto le sue stesse vette.

"Full Metal Jacket" rimane un capolavoro abilissimo nel cucire insieme dramma, satira, commedia e grottesco senza nemmeno far vedere le cicatrici.