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IL CASTELLO SULL'HUDSON regia di Anatole Litvak

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8½ / 10  27/12/2006 20:42:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il personaggio del film, Tommy Gordon, considera il sabato il suo giorno sfortunato: è nato di sabato, è stato arrestato di sabato, condannato e portato a sing sing di sabato... nel grande schermo la storia era stata già affrontata nel 1933, con Spencer Tracy e Bette Davis: in quel film - peraltro dignitoso - i protagonisti rappresentavano una vocazione sociale (le cosiddette "facce qualunque") ben prima che scoprissero in Tracy il prototipo dell'onestà e in Bette Davis una delle piu' inarrivabili dive del cinema.
Litvak, tra i tanti registi in trasferta, oppone i volti solo apparentemente Hollywoodiani di Garfield e della bellissima Ann Sheridan, e in un certo senso questo ruolo "à la Cagney" si appresta perfettamente al divo Garfield, che non era esattamente un giglio prima di diventare attore (ha trascorso anche un periodo in riformatorio da adolescente).

Forse è inesatto chiamare Garfield "il primo ribelle", forse è giusto ritenerlo antisegnano di un filone che ha influenzato tutto l'Actor's studio di Lee Strasberg, negli anni successivi.

La sua interpretazione è straordinaria: amara, lucida, nevrotica al punto giusto, la storia di un uomo accusato ingiustamente (non un'uomo "onesto" ci tengo a sottolinearlo) che respira tutta l'rnquietudine della sua esuberanza e ribellione giovanile, soprattutto nelle scene iniziali in carcere, quando si vede costretto a indossare pantaloni e divisa di grossa taglia ... la mdp si sofferma sulla sua rabbia, indicandone il piu' probabile divo hemingwaiano del momento (in effetti conobbe Hemingwai).

Davanti all'istituzione penale, immancabile l'ennesimo direttore di carcere bonario interpretato da Pat O'Brien (nella filmografia di O'Brien almeno venti volte ha impersonato questo ruolo).

E ancora segnali di fumo (un simbolo della dissolvenza, forse?), il dramma di una condanna, il finale splendidamente prevedibile nella sua durezza.

Il tutto filtrato dalla splendida fotografia, e da quell'arte di essere attore e uomo che oggi pochi conoscono e che si chiamava John Garfield