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NON VOGLIO MORIRE regia di Robert Wise

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Marco Iafrate     10 / 10  20/01/2009 20:19:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si dice che non sia nulla, che non si soffra, che sia una morte dolce più semplice di altre morti, nessun dolore, nessuna sofferenza, un attimo e non ci sei più. Il condannato lo fanno sedere su una sedia e aspetta, ha soltanto la consapevolezza che dal petto gli stanno uscendo gli ultimi respiri, che non potrà più camminare, vedere la luce del sole, pensare. Come si può stabilire il grado di sofferenza ultimo? che si tratti di camera a gas, ghigliottina, iniezione letale, sedia elettrica, impiccagione, non c'è mai stato nessun giustiziato che ha potuto dire: "sì, in effetti non mi sono accorto di niente, fantastico, avevano ragione".
Affrontare l'argomento della pena di morte non è mai facile, soprattutto quando a farlo è un regista che ha nel mezzo cinematografico il modo di divulgarlo, è una bella responsabilità, il messaggio che trasmette "Non voglio morire" è una perorazione per l'abolizione della pena di morte o no? sembra di sì, il film è indirizzato a chiunque ha l'autorità di giudicare, alla corte, alla giustizia, ai media, al popolo.
Barbara Graham è accusata di un delitto che non ha commesso (questo rende il coinvolgimento dello spettatore totale), ma nel patrocinio del regista potrebbe starci qualsiasi altro accusato, innocente o colpevole, qualunque altro essere umano che per un motivo od un altro si sia venuto a trovare di fronte ad una sentenza; è giusto condannare a morte un uomo? il carattere sommario della giustizia può compiere un gesto tanto bestiale almeno quanto lo è quello che ha compiuto il condannato? se per i delitti più efferati ci fosse la certezza della pena senza attenuanti le persone favorevoli alla pena capitale cambierebbero la loro opinione? la morte è la fine di ogni cosa e fa spavento, ma la consapevoleza di passare il resto dei propri giorni robotizzati dai codici del sistema carcerario è allucinante, molti suicidi nelle carceri avvengono proprio per questo, il detenuto alla prospettiva di tale alienazione preferisce la morte.
Film perfetto nella sceneggiatura e nel montaggio, il crescendo della suspense culmina nel finale con alcune scene da antologia: La silenziosa sacralità della cerimonia preparatrice alla morte degli addetti che manipolano l'acido solforico con le pastiglie di cianuro e gli strumenti necessari per l'esecuzione sono descritti in modo impeccabile, come è impeccabile l'interpretazione di Susan Hayward soprattutto nella fase preparatoria all'esecuzione quando la donna dovrà passare, vestita di tutto punto, tra la folla che assisterà al penoso spettacolo; quello di dover esporsi allo sguardo di tutti è un ulteriore castigo inflitto al condannato, come in un ultimo, assurdo, gioco di teatro.
"Giudici eletti, uomini di legge, noi che danzian nei vostri sogni ancora, siamo l'umano desolato gregge, di chi morì con il nodo alla gola, quanti innocenti all'orrenda agonia votaste decidendone la sorte, e quanto giusta pensate che sia una sentenza che decreta morte?".
Ciumi  10/09/2009 20:42:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si dice non sia nulla, che non si soffra, eppure... "tutti morimmo a stento, ingoiando l'ultima voce, tirando calci al vento, vedemmo sfumare la luce"
Marco Iafrate  25/09/2009 22:19:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non vedo all'orizzonte autori in grado di scrivere questi versi.
Ciumi  26/09/2009 08:36:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
No purtroppo…

Spesso la personale stima per certi artisti ci strappa dalla bocca frasi come: “è stato il maggiore poeta di tutto il secolo scorso”. E, lo devo ammettere, tante volte, nello scoprire album dopo album, canzone dopo canzone, e verso dopo verso l’umanità e la bravura di questo cantautore, ci sono cascato anch’io. Devo contenermi ed evitare tale imprudenza: il Novecento italiano è ricco di grandi personalità poetiche, le conosco e le ho amate, mi sono spesso confrontato con loro. Ho perduto, assieme a tutti questi, a tratti il mio verbo. L’ho riacquistato in seguito, anche e soprattutto attraverso la loro voce, quasi purificato. E’ stata insomma una lotta e un rituale; mentre con De Andrè, tutto è avvenuto diversamente. Egli entrava dolcemente attraverso il veicolo della melodia, accompagnato dalla sua chitarra. Lui mi trovò di sua volontà - la prima volta lo udii dentro la stanza di mia sorella e glielo rubai - senza che dovetti scovarlo schiacciato dentro le pagine d’un volume malandato e duro ad aprirsi. Fu con me più gentile. E pian piano ebbe anche la cortesia di presentarmi alcuni dei suoi maestri e compagni, che divennero poi miei: Brassens, Brel, Cohen. Continuo ad ascoltarlo e scoprirlo tutt’ora.

Dai, fatta questa piccola premessa, permettimi di dirlo: De Andrè è stato il maggiore poeta di tutto il secolo scorso.


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Invia una mail all'autore del commento kowalsky  27/04/2011 21:10:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Barbara viene accusata di un delitto che non ha commesso ma è condannata per la sua condizione morale... fa pensare a Lo straniero di Camus