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DOGVILLE regia di Lars Von Trier

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     8 / 10  16/06/2014 20:34:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
11 anni pima della Grace di Monaco, la Kidman si trasforma in una delle protagoniste del cuore d'oro di Trier, anche se ufficiosamente fa parte di una nuova non ancora archiviata data l'assenza dell'ultimo capitolo, trilogia americana.
Infatti Lars concede per una volta il riscatto alle innumerevoli umiliazioni che fa puntualmente e misoginamente subire alle sue donne.
Strutturato come piace a lui, frazionamento a capitoli, narratore onnisciente, fedele in parte al suo Dogma ispirandosi al teatro epico proletario di Brecht, avversione alla borghesia che li accomuna, girato interamente in studio, mirabile la sensazione che trasmette di universo chiuso che si autogestisce, ognuno complice attraverso l'omertà del medesimo delitto, il male, che nel villaggio dei dannati nella Germania de 'Il nastro bianco' cresceva dentro il corpo della comunità e si insinuava nei bambini, paesaggi rurali (che lo spettatore può solo immaginare) possono pertanto divenire una potenza ostile (luogo appartato dove consumare i quotidiani stupri) o recare in sé il presagio dell'incertezza e della solitudine (la panchina fuori città nella quale Tom si abbandona in lunghe riflessioni, disegni per soggiogare Grace e placare il villaggio, il cui scopo è salvaguardare la propria egoistica apparenza).