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IL DIARIO DI UN CURATO DI CAMPAGNA regia di Robert Bresson

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     10 / 10  01/06/2011 23:35:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Quant'è meraviglioso che si possa donare ciò che non si ha" afferma il protagonista, mentre occulta pudicamente la prova concreta della sua (unica?) forza.
"Il diario di un curato di campagna" è lo zenith assoluto sulla debolezza dell'animo umano, e Bresson riflette su questo prete (dal cammino C.r.i.s.t.o.logico, verissimo) fino a plasmarlo nelle sue inquietudini, negli stessi interrogativi che pone a se stesso più che agli altri. In tutta questa "Via crucis" della sofferenza, troverà un unico momento di vera gioia (il passaggio in moto) come tanti anni dopo Mouchette nel suo breve giro in giostra. La prima volta la mia laicità si è rivoltata contro la guarigione spirituale del dolore - v. il personaggio della contessa - ma con maggior riguardo questa prova di accettazione diventa un elemento universale che tutti avrebbero potuto esaudire, senza invocare D.io o la conciliazione con lo spirito.
Tutto ciò che trasmette il film è che, nell'inesorabilità del destino, la vita e la morte vanno di pari passo, quasi quanto l'amore e l'odio, è il sacrificio inevitabile - e per questo insostenibile - della nostra eterna ricerca.
Credo sia uno dei più grandi film sull'umanità mai realizzati

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