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THE LIVING AND THE DEAD regia di Simon Rumley

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  21/11/2012 11:12:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Intenso e disperato dramma con padre di famiglia, aristocratico in crisi finanziaria, costretto ad occuparsi della moglie gravemente ammalata e del figlio con evidenti problemi mentali.
Un incubo a tre voci in cui l'immobilismo decadente degli ambienti, una volta sfarzosi simboli di potere, si amalgama con efficacia ad alcune scelte di montaggio/regia convulsamente moderne e accostabili ai deliri visivi di Tsukamoto, come a coniugare uno scontro generazionale che in questo caso non verte certo su problematiche usuali.
L'assenza forzata della figura paterna induce il destabilizzato James a prendersi cura della madre tagliando fuori l'infermiera assunta per l'occasione. Il ragazzo vorrebbe dimostrare di essere autosufficiente e soprattutto in grado di donare amore e assistenza alla sventurata semi inferma. Le cose non andranno come desiderato, nonostante i meritevoli intenti la situazione precipiterà fin troppo velocemente, aggravata dalla dipendenza farmacologica e dalla totale incapacità di ricoprire il ruolo richiesto.
Intristisce osservare la volontà finalizzata al bene trasformarsi in un disastro assumendo i connotati dell'ultima crepa, quella insanabile all'interno di un mosaico già in equilibrio precario e ora destinato all' inevitabile crollo.
Sono individuabili riferimenti più o meno innegabili a Lynch o all'Aronofsky di "Requiem for a dream", anche se Simon Rumley non si fossilizza scopiazzando l'altrui lavoro. Il regista mostra personalità imbastendo un impianto visivo disturbante in cui la frantumazione di quella lontana felicità, impressa su una malinconica fotografia, diventa elemento chiave.
Buona la struttura narrativa saltellante su duplice fase temporale senza che ciò tolga coerenza o incisività alla storia, si lascia apprezzare la soundtrack composta da sonorità debitrici all'elettronica e all'industrial, sicuramente adatte a rendere ancora più schizofrenica l'odissea casalinga del terzetto. Altrettanto degni di encomio gli attori, a cominciare da Leo Bill, eccellente nell' interpretazione di una specie di Mr. Bean tutt'altro che innocuo.