caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

QUALCOSA DI TRAVOLGENTE regia di Jonathan Demme

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
amterme63     6 / 10  27/06/2011 18:27:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tutto sommato un film leggero, una buona commedia divertente e ben recitata con cui passare senza annoiarsi quasi due ore.
Comunque al di là del semplice divertimento, è utile anche per capire i gusti e i modi di vedere dell'America anni '80. Era l'epoca in cui furoreggiavano gli yuppies, i cinici e materialisti scalatori sociali, ammirati ed odiati allo stesso tempo. Il film in qualche maniera ci fornisce una leggera e amabile satira di questa categoria sociale (Charlie è uno di questi), senza però inveire, anzi mostrandoci che tutto sommato dietro le apparenze ci sono delle persone anche simpatiche e aperte al cambiamento.
Gli anni '80 erano anche il periodo dei post-punk e dei primi rappers. Questa categoria è rappresentata da Lulù, una ragazza disinibita, anticonvenzionale, che vive di espedienti (piccoli furti). Anche qui però ci si mantiene su di un piano di blandizia e leggerezza. Insomma il film cerca di essere il più inoffensivo ed edulcorante possibile.
La prima parte mette in scena quell'esigenza di fuga e e il sogno di vivere senza fatiche, senza pensieri, tipici dell'americano medio dagli anni '60 in poi (il secondo sogno americano). Infatti la prima parte ha quasi la struttura di un vero e proprio road movie. E' l'occasione per vedere un po' di mondo campagnolo conservatore americano (con la musica nostalgica degli anni 60) e qua e là pezzettini di cultura hip-hop (vedi anche fotogramma iniziale). Non c'è però la polemica sociale di "Easy Rider" e "Gangster Story". E' visto tutto come un'eccitante avventura o come un piacevole affresco sociale
La seconda parte è invece più drammatica e mostra lo scontro fra sogno e realtà. Entra in gioco il personaggio di Ray, il tipico delinquente fascinoso e imperante, bello e dannato. Entra in gioco l'etica del gangsta, degli strati più bassi americani, dove conta non essere fregato, imporsi con la violenza, non farsi portare via la donna di proprietà e dove la vendetta è il vero imperativo categorico.
Il personaggio di Ray soffre anche lui di semplificazioni e tipizzazioni. Il suo destino è in qualche maniera segnato e infatti fa la fine che tutti aspetteremmo che faccia.
Il finale è infatti fin troppo scontato e addirittura i caratteri dei protagonisti come appaiono nel finale, non assomigliano per nulla a come erano all'inizio. Insomma il film è fin troppo "ruffiano" e poco verosimile con la realtà sociale e individuale quotidiana ed ha certamente un atteggiamento molto conciliante e consolatorio.
Comunque è un prodotto senza grandi pretese, per questo alla sufficienza ci arriva tranquillamente.