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NON SI UCCIDONO COSI' ANCHE I CAVALLI? regia di Sydney Pollack

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Lucignolo90     8½ / 10  01/07/2013 02:26:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Amaro film di Pollack (regista un pò sottovalutato) sulla Grande depressione, l'enorme spartiacque per tutto il nuovo continente che ha segnato irrimediabilmente la fine del sogno americano.
E' il 1932 e la crescente miseria spinge un centinaio di coppie a partecipare a una maratona di ballo di oltre mille ore con brevi pause tra un'ora e l'altra. La coppia vincitrice si porterà a casa 1500 dollari.
Quella che all'inizio sembra solo una festa si trasforma col passare dei giorni in un vero e proprio tour de force a eliminazione fisica dei partecipanti, che abbandoneranno via via per esaurimento nervoso e fisico. Tra i partecipanti un giovane quasi costretto a partecipare (Michael Sarrazin) e una donna insoddisfatta con una visione della vita sotto il più totale cinismo (Jane Fonda), che formeranno una delle coppie partecipanti.
Il film in più oltre a essere uno spaccato del degrado creato dalla crisi economica è anche una critica alla spettacolarizzazione crescente data in pasto allo spettatore, gente pagata per vedere altra gente che soffre e balla sino allo sfinimento, il malvezzo di offrire di tutto e di più all'occhio scrutatore di chi "paga" per cui ha sempre e comunque ragione nel pretendere ogni volta qualcosa di vario e più estremo. Il presentatore/organizzatore della serata è il prototipo dei futuri conduttori di reality show, spietato, incurante del sempre più degradante e insensato spettacolo che stà offrendo, fervido sostenitore del motto "show must go on" (attore premiato addirittura con l'oscar se non sbaglio), una competizione che trova come punto culminante una corsa a passo veloce di 10 minuti, in tondo attorno a un palco, momento di forte intensità drammatica, dove il gioco al massacro viene fuori ancora più evidente.
Finale da vero pugno nello stomaco e quasi impossibile da prevedere nella sua inaspettata durezza.
Lo spettacolo và, deve andare avanti con i sopravvissuti, in fondo è anche la metafora del nostro vissuto: siamo tutti ballerini che quasi inconsapevolmente si ritrovano a danzare in coppie nel grande valzer della vita, tutti destinati comunque a soffrire, c'è chi riesce a stare al passo più a lungo, chi crolla e chi rinuncia ancor prima.