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L'UOMO CHE SAPEVA TROPPO regia di Alfred Hitchcock

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Dom Cobb     9 / 10  01/11/2018 23:37:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una famiglia americana in vacanza in Marocco assiste per caso a un omicidio; il malcapitato, prima di morire, riesce a comunicare al marito delle informazioni su un assassinio che verrà commesso di lì a poco a Londra. Ben presto il figlioletto della coppia viene rapito e i genitori esortati a non dire o fare nulla...
Il cinema di Hitchcock, salvo qualche rarissima eccezione, finora ha presentato due facce all'interno di quella serie di elementi che ne costituisce l'ideale formula: il classico poliziesco in stile "whodunit" e il thriller spionistico, di cui già facevano parte illustri predecessori come "Il club dei 39" e "La signora svanisce". Con questo film in particolare, anch'esso appartenente all'ultima categoria e remake di uno dei suoi lavori del periodo inglese pre-hollywoodiano, il maestro della suspense ritorna alla carica in forma a dir poco smagliante, sfornando l'ennesimo capolavoro del genere.
Da una parte, il film beneficia di una struttura un po' più libera rispetto ad altri film del passato, passando con disinvoltura da location esotiche come il Marocco agli eleganti ambienti londinesi, senza dunque rimanere confinato in un solo posto dall'inizio alla fine, a tutto vantaggio della superba fotografia, che tra l'altro sfrutta al massimo l'impiego del formato panoramico VistaVision; inoltre, gli attori fanno tutti la loro parte, con i riflettori puntati in particolare sulla coppia inedita James Stewart-Doris Day, affiatata e convincente sia insieme che in singolo, al punto che non serve neanche spendere parole.


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Proprio la presenza di attori carismatici come Stewart o dalla bellezza folgorante come la Day sono una delle ragioni per cui la storia viene resa interessante fin da subito: Stewart per me è ormai l'emblema della persona qualunque, e la sua naturale simpatia invoglia ad affezionarsi in fretta ai suoi personaggi, anche nei momenti in cui il ritmo cala, cosa che qui capita un paio di volte.
Questi elementi riescono a controbilanciare una struttura narrativa non proprio perfetta: il film ci mette un po' di tempo a decollare, e anche dopo che la trama inizia a ingranare, nonostante l'interesse in sé non manchi, la suspense vera e propria arriva soltanto nella seconda parte, con la celebrata sequenza del concerto da cardiopalma, un connubio impeccabile di regia, montaggio e musica quale è difficile trovarne (con tanto di cammeo del compositore Bernard Herrmann). Un finale perfetto, si direbbe, se non fosse che non è il finale, e che esso è seguito da una coda inutilmente dilatata per le lunghe.


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Inoltre, sto notando sempre più che, a dispetto dell'abilità con cui costruisce i suoi intrecci, spesso Hitchcock non sa, o magari non gli interessa, come far finire i suoi film in modo soddisfacente. Non mi riferisco all'inevitabile sconfitta dei cattivi, ma al fatto che per lo più, dopo di questa, si spendano soltanto pochi secondi per presentare un happy end prima che scorrano i titoli, e dunque senza lasciare il tempo agli spettatori di assorbire appieno quanto accaduto; preferisco vederla come una questione di sensibilità. A Hitchcock forse non interessava sottolineare troppo il lieto fine della storia, ritenendolo implicito nella punizione dei villains, ma a me personalmente questo approccio da la sensazione che manchi qualcosa.
Simili difettucci pongono "L'uomo che sapeva troppo" leggermente al di sotto dei suoi migliori film fino ad ora, ma per fortuna non rovinano la visione; e il film rimane ancora oggi capace di far aumentare il battito proprio come nell'anno in cui è stato realizzato. Un classico, senza se e senza ma.