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PAROLE, PAROLE, PAROLE... regia di Alain Resnais

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jack_torrence     8 / 10  22/09/2010 16:54:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'improvvisa (e irresistibile) irruzione nel narrato di una canzone che si attaglia quanto mai bene alla situazione che si sta raccontando, è quanto di meglio si presta a trasfigurare una specifica circostanza drammatica, in un archetipo tipico, noto, già vissuto e in qualche modo universale. Proprio come dice il titolo originale (che sarebbe stato fondamentale restituire!!!): "ON CONNAIT LA CHANSON" (= "La si conosce la canzone!".
Il film è costruito tutto (in modo se vogliamo anche ripetitivo: è il suo limite) su questo continuo spostamento dal dato circostanziale al campo di ciò che è tipico.
C'è una vena di ottimismo in questa operazione - che è di "sdrammatizzazione" sia alla lettera (decontestualizza l'intreccio), sia emotivamente. L'ottimismo sta nel fatto che i personaggi sistematicamente scoprono, grazie alle canzoni, di non essere affatto soli a vivere il loro dramma, ma in numerosa compagnia - e questo ci avvicina un po' tutti, nel nostro quotidiano.

E però... Non stanno in realtà così bene, le cose. Infatti, nel corso del film, ci si accorge che in realtà la riconduzione di circostanze ben identificabili a modelli archetipici, porta con sé anche la "condanna" a vivere senza accorgersi di ripetere (chiusi dentro un cerchio) gli stessi errori, le stesse incomprensioni, le stesse insoddisfazioni.

C'è soprattutto un grande DISTACCO, nell'ultima maniera di Resnais. Senza cinismo, però...anzi.