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CENTOCHIODI regia di Ermanno Olmi

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  18/09/2007 11:04:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non sono mai stato un grande ammiratore di Ermanno Olmi,eppure questa volta è riuscito a trasmettermi grandi emozioni con questo film, sicuramente da annoverarsi tra i piu’ belli della passata stagione.
“Cento chiodi” è un’opera importante che attacca senza mezzi termini le istituzioni ecclesiastiche,l'accusa si basa sul fatto che la chiesa ha da sempre distorto a proprio piacimento la parola del Signore tramandata mediante i libri, cosi' svolgendo un controllo delle masse, attraverso l'interpretazione fasulla di ogni pensiero ed ogni parola a favore del proprio tornaconto.
Olmi vede la religione non come la salvatrice dell’uomo ma come schiava dei potenti, ingabbiata ed utilizzata da essi affinché le masse si prostrino ai loro piedi.
Conscio di tutto cio’ il protagonista della pellicola,un convincente Raz Degan,mette in pratica un atto estremo di ribellione crocifiggendo con i cento chiodi del titolo, i libri della sezione cattolica di un ateneo,gesto che lo indurra’ a fuggire il piu’ possibile lontano dalla vita precedente trovando rifugio presso una comunita’ fluviale di stanza sulle rive del Po.
Olmi ci suggerisce che i libri non sono la rovina dell’uomo,ma è il loro utilizzo errato,la loro interpretazione interessata a renderli degli strumenti pericolosi degni di essere trattati alla stregua del Messia,condannati alla crocifissione.
Il regista si sofferma su quanto importante sia ritrovare la serenita’ attraverso se stessi ed ascoltando esclusivamente il proprio cuore e la propria coscienza.
Emblematico l’arrivo nella comunita’ fluviale,un nucleo umano sicuramente non risplendente dal punto di vista culturale,ma spontaneo,genuino ed estremamente affabile,tanto che prendera’ immediatamente come punto di riferimento quel professorino tanto misterioso che somiglia a Gesu’ C.risto e che come lui parla alla gente senza pero’ mai imporsi ,lasciando che sia il liberio arbitrio umano a decidere della propria esistenza.
Il film non è assolutamente blasfemo,mette in luce certi concetti con la consueta eleganza di Olmi,che raggiunge il suo apice nell’incontro/scontro tra il protagonista ed il Monsignore.
Ad impreziosire il tutto una fotografia straordinaria che incornicia dei posti estremamente affascinanti,oltre ad un senso di benessere e pace che trasuda dalla pellicola grazie anche al ritratto di una comunita’ fuori dal tempo ancorata a ritmi purtroppo sconosciuti alla societa’ contemporanea e “civilizzata”.