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CAFE' LUMIERE regia di Hou Hsiao-hsien

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8½ / 10  12/02/2007 14:49:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'apparente invisibilità dei personaggi di questo film, la loro vaga percezione di una vita soffocata dal caos della metropoli, è il riflesso di una quotiianità statica, perdurante, eppure viva.
Il cinema di Hsiao-Hsien è bellissimo, emotivo, e indubbiamente molto avaro.
Un cinema dal quale è meglio astenersi se non si hanno particolari affinità con simboli, minimalismo e piani-sequenza ripetuti all'infinito (come la sequenza del metrò che attraversa i binari).
Eppure questo film è a dir poco splendido: tributa Ozu, ma anche il Leaud di "ultimo tango a Parigi" (chi altri? il personaggio che registra i "rumori di un treno"?!), personaggio frettolosamente archiviato come "presenza" nel capolavoro di Bertolucci.

Hsiao-hsien racconta l'urbanesimo della grande città con le sue innovazioni architettoniche e le tecnologie, ritmi frenetici e rumori ossessivi con una capacità tecnica sbalorditiva: quasi volesse visualizzare la fonte in movimento e al tempo stesso verificarne la forza delle immagini.

Hsiao-Hsien dimostra di aver imparato molto dalla Factory, ma dichiara apertamente, con il suo stile essenziale, un interesse verso quella società dello sviluppo che diventa antitetica e incontestabilmente soggettiva rispetto alle persone reali.

Lo stesso personaggio maschile del film sembra lo specchio dove ama celarsi l'autore, quasi disarmante a cercare nel "rumore" un senso all'incomunicabilità della realtà quotidiana.

Smentendo di volta in volta le nostre aspettative di occidentali viziati la stessa Yoko è figlia e spettatrice di quel delirio indefinito e caotico che è la Taiwan di oggi: tanti grattacieli a sedare la comunicativa di massa-

Se la dimensione del tempo è l'ossessione del regista, lo spazio in movimento assume le caratteristiche di un cd-rom che muove e scuote le redini come una telecamera fissa: quel tempo, infinito e stremante. diventa il senso metaforico dei nostri ancestrali timori, quando alzando lo sguardo potremmo riflettere sull'impossiblità culturale e temporale di fermarci davvero.

La stessa protagonista non si ferma mai, neanche davanti a una gravidanza, come se intuisse l'elemento dissonante dell'urbanesimo che la circonda, anche della propria e celata autonomia ehm fisica.

Centralizzazione del potere occulto, analisi profana di un'uamnità che vive sotto parametri esterni, settarismo dell'estetica edilizia, etc. : della storia di Yoko noi non vediamo nè una fine nè un vero inizio

Semmai cogliamo in ogni suo atto quotidiano una reticenza al rito collettivo, come se il Magma edilizio portasse la negazione di sè, quello che nuovamente intuisce senza verificarsi.

Un grandissimo omaggio al potere del cinema, un po' come l'Inland Empire di Lynch.

Ovviamente chi legge queste mie lunghe righe non avrà capito nulla di quanto ho detto finora, e magari neanch'io: bisogna pero' vedere questo film

Si rischia di trovarlo stupendo senza sapere il perchè
beppe2  10/12/2007 01:08:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il film è ambientato in Giappone (e parlato in giapponese), non a Taiwan...
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  10/12/2007 13:17:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ah grazie... ma Hsiao Hsien non è di Taiwan?
Tom24  06/12/2008 21:10:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
certo