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L'UOMO DI FERRO regia di Andrzej Wajda

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  22/02/2007 23:32:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"In Polonia col comunismo avevamo paura, ma tutti lavoravano. E anche le famiglie piu' povere avevano i buoni dal governo per andare in vacanza gratuitamente" non sono parole certo mie, ma di una polacca che conosco.
Non è mia intenzione far cambiare idea a qualcuno ma quando la mia amica dice che "col capitalismo, speravamo tutti, invece hanno chiuso migliaia di fabbriche e molta gente povera è costretta a emigrare per trovare lavoro" capisco che, obiettivamente, è stata una "vera fregatura" cfr. il capitalismo, se così vogliamo chiamarlo.

Se poi pensiamo che i nemici principali dell'esodo degli extracomunitari dell'est o di qualsiasi altro luogo "difficile" del mondo infastidisce proprio coloro che sguazzano sul mondo Capitalista, occorre dire che qualcosa non va.

Oggi il signor Walesa ha - alla faccia della Democrazia - una ricchezza spropositata che gestisce incurante degli effetti dannosi che hanno portato le sue utopie (da un'utopia all'altra, è il caso di dire).

A modo suo, la "duologia" (Uomo di marmo/uomo di ferro) di Wajda fu un'evento cinematografico di tutto rispetto.
Non lo rivedrei neanche sotto tortura (a tratti è davvero prolisso e manco a dirlo demagogico) ma ha significato "qualcosa".
Peccato che abbia significato molto meno in tutti quelli che davvero "ci credevano" (comunisti o ex compresi).

Se non sbaglio una volta al telegiornale dissero che Krystyna Janda (volto molto bello e ottima attrice, una sorta di Bibi Andersson polacca) - attivista già di Solidarnosh - era sparita nel nulla per implicazioni politiche.

Sono trascorsi decenni, e lei (per fortuna) esiste ancora.

E tutto mentre l'Europa dell'esodo celebra la Morte di tutte le speranze agiografate con vero spirito nazionalista da questo film