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LE VITE DEGLI ALTRI regia di Florian Henckel von Donnersmarck

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Pasionaria     8 / 10  15/05/2007 09:51:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Durante la visione del film ho percepito lo stesso fastidioso senso di oppressione che ha accompagnato la lettura del capolavoro orwelliano.
Gli ambienti tetri girati nei luoghi dove ha realmente operato la Stasi, l'atmosfera di paura,alimentata e al contempo soffocata dal perenne sospetto,gli sguardi colpevoli, gli occhi costantemente bassi, le scene monocromatiche,ne accentuano l'effetto. Questa opacità diffusa si focalizza su di lui, funzionario della polizia segreta operante nella DDR poco prima della caduta del muro. Weisler è un personaggio inquietante e vero come pochi, una spia controllata a sua volta dal Partito, un uomo strumentalmente alienato che, privo di una propria vita, si appropria delle altre, legittimato dalla fedeltà al regime comunista, cui rende orgogliosamente un indispensabile servizio. L'attore, bravissimo, sa tratteggiare ogni sfumatura della complessa psicologia del funzionario:dalla plumbea freddezza di burocrate del Potere con lo sguardo glaciale solo apparentemente indifferente, alla metamorfosi che il suo voyeurismo opera, trasferendolo nella vita dell'altro, l'intellettuale utilitaristicamente asservito al potere. Peccato che la sua metamorfosi sia soltanto accennata da alcune brevi sequenze e mai ben definita, e questo è forse l'unico punto debole della storia. Interessante invece come una sorta di tranfert faccia incontrare le due anime (più simili di quanto possa sembrare, entrambe vittime di un sistema malato) lungo un percorso che conduce alla dignità tramite la consapevolezza.
Entrambi vivono il dramma del cambiamento, entrambi perdono qualcosa d'importante, ma fra i due colpisce il silenzioso mutamento di Weisler, appena percepibile dallo sguardo, da una lacrima, testimonianza della riscoperta di quella parte di sé, che a noi piace pensare essere la sua umanità più autentica, celata dalle certezze incrollabili cui si è votato. L'arte opera il miracolo, e lo spirito rinnovato frantuma i principi saldi di un credo politico, unicamente strumento di un potere corrosivo e corruttibile. Un potere sempre pronto a riciclarsi, attento a non perdere mai i privilegi acquisiti, come s'intuisce dal discorso pervicacemente arrogante del ministro nelle ultime scene a teatro.

Non c'è alcun dubbio che la storia nasca dal vissuto di questo sconosciuto regista di straordinario talento: la sua emozione traspare dal grigiore delle immagini e tra le parole asciutte dei dialoghi. Non è un film di pura denuncia politica, è la testimonianza di una delle tante storie ricorrenti nell'ex DDR, in un periodo storico particolarmente drammatico di cui così poco si conosce. Il regista ce lo racconta con lucidità, ma al di là della coercitiva condizione di chi ha subito un regime, il messaggio centrale è che il Potere si autoconserva alimentandosi delle vite degli altri, sempre e ovunque, anche nelle autocompiacenti democrazie occidentali di oggi.

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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  15/05/2007 09:59:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"un percorso che conduce alla dignità tramite la consapevolezza"

ubi prof... :)

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Pasionaria  15/05/2007 10:13:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  15/05/2007 10:20:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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Pink Floyd  23/05/2007 12:21:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi trovo d'accordo su molti aspetti..
Comunque complimenti per il commento!
patt  16/05/2007 12:20:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
è sempre una goduria leggerti :)
a me è piaciuta anche la metamorfosi poco accennata, l'ho trovata "coerente" con la rigidità psicologica dell'agente.
Pasionaria  16/05/2007 14:04:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mercì mon ami !
Per appena accennata intendo che è difficile rendere in pochi fotogrammi una metamorfosi del genere, ovvero non credo che una poesia di Brecht o una sinfonia di Beethoven siano sufficienti ad infrangere un pensiero ed un modo di vivere così radicato. Nonostante ciò, lo sguardo dell'attore, i suoi occhi, il cui colore muta man mano che matura la consapevolezza, rendono l'idea benissimo. Ho adorato Weisler.