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IL LUPO regia di Stefano Calvagna

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phemt     6½ / 10  18/02/2008 10:21:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Film incentrato sulla figura di Luciano Liboni (detto appunto il lupo) che in una torrida estate di qualche anno fa concentrò su di sé l’attenzione di tutti i media e tenne in scacco l’intera forza di polizia per alcuni giorni… E mentre giravano identikit su identikit e la gente lo vedeva ovunque (in ogni paesino o in ogni anfratto), e mentre i mass media fomentavano il terrore di questo pazzo in giro per Roma armato e pericolosissimo, lui stava tranquillo a girare per il centro di Roma ormai consapevole di non avere scampo né via d’uscita… E in mezzo alla folla morì nella mattina di un mercoledì mentre quella stessa folla (e Roma intera) si stava preparando per il tanto atteso concerto di Simon & Gurfunkel avvenuto poi a pochi metri da dove Liboni ingaggio l’ultima sparatoria con le forze dell’ordine…
Un infanzia difficile, una vita deviata e criminale, un’insoddisfazione di base, una voglia matta di reagire e di lottare che finirà per farlo diventare una sorta di moderno mito di borgata tanto da meritarsi scritte sui muri ed inneggiamenti vari che continuano ancora oggi…
Al tempo tutta la storia ebbe una grande eco per via delle domande che in molti si fecero: “Ma come, fai porcherie tutta la vita e nessuno ti dice niente e ti fanno rubare ed ammazzare come ti pare, poi uccidi una guardia (come dice Bonetti nel film) e ti scatenano contro una caccia grossa come nemmeno nei film o, come direbbe Stallone, una guerra che nemmeno ti immagini?”… E l’occasione è ghiotta per fare una critica verso la società e lo Stato e Calvagna questa opportunità non se la fa scappare affatto, il problema è che è fin troppo evidente come Calvagna tifi e parteggi per Liboni cosa che effettivamente può dar fastidio a qualcuno… Quando si lavora su personaggi del genere spesso capita di finire vittima del loro fascino, ma onestamente nel finale (parecchio romanzato) Calvagna esagera un po’ troppo…
Il regista (che è davvero poco amato sia dalla critica che dal pubblico) si prende qualche libertà narrativa ma si mantiene abbastanza fedele alla vera storia di Liboni, ci prova a tirare fuori un buon film con qualche citazione tecnica ed una narrazione non lineare in cui fa ampio uso di flashback o di sogni… Alcune scelte però lasciano un po’ interdetti (il ritorno dalla sorella e l’eccessiva caratterizzazione di Montesano su tutte) dando l’impressione a volte di trovarsi davanti ad un prodotto con connotazioni più adatte alla tv…
Comunque il film scorre ed è interessante il punto di vista e il percorso che intraprende il regista ma il cast pessimo si fa sentire parecchio… Non sempre convincente Bonetti, male Montesano completamente fuori parte ed imbolsito, imbarazzante (come sempre, per quanto ce la metta tutta) Mattioli che cerca di fare l’attore, male anche la colonna sonora e il cameo del regista in una piccola parte…
Nel complesso un film coraggioso e particolare, quando un regista giovane italiano cerca di uscire dal solito cliché del filmetto d’amore per adolescenti che tanto va di moda ultimamente va premiato… E il film di suo non annoia e si fa tutto sommato guardare e seguire, certo un finale meno “esagerato” avrebbe solo fatto del bene alla pellicola!
Senza infamia e senza particolare lode…