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HANNO CAMBIATO FACCIA regia di Corrado Farina

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Neurotico     8½ / 10  20/03/2015 17:59:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Hanno cambiato faccia" è un coraggiosissimo film di denuncia e critica sociale diretto da Corrado Farina, che sfrutta il vampirismo come dimensione metaforica per parlare del potere delle classi dominanti che assoggettano e plagiano il popolo, asservito ai loro scopi e piegato totalmente ai loro voleri, grazie ad una strumentalizzazione della cultura operata soprattutto a livello mediatico.

Gli oppositori vengono trasformati in collaboratori (come la viaggiatrice "nuda" e misteriosa Laura) e agli uomini che sono già parte integrante del sistema viene inculcata, fin dalla nascita, l'ideologia dominante fatta di consumismo e pubblicità.
Così succede che l'ing. Alberto Valle venga invitato nella villa del Signor Nosferatu, da cui sarà premiato, per la sua abilità tecnica, con un posto altolocato nella scala gerarchica di quella classe che si può definire "Aristocrazia Tecnocratica".

Capeggiata dal padrone assoluto Giovanni Nosferatu (colui che muove i fili nascosto dietro la facciata dove operano i capi, in realtà solo meri esecutori) e costituita dal clero e dagli intellettuali asserviti al potere, la Casta dei dominanti controlla le masse, ne programma la vita, le gratifica con l'illusione del libero arbitrio, e ne indirizza le attività sfruttandone l'energia, esattamente come un vampiro succhia il sangue vitale delle sue vittime.

Questo è ciò che emerge dal punto di vista dei contenuti, che seguono l'inerzia critica e ribellista delle contestazioni studentesche ed operaie del '68. Dal punto di vista formale il film di Farina è costruito su bellissime atmosfere nebbiose, tetre, e gli interni opprimenti e clasutrofibici esaltano il senso di angoscia che si respira per tutto il film, e che accompagna il graduale percorso del protagonista verso la scoperta della Verità, per cui la realtà che si crede davvero esistente è solo una facciata che nasconde i veri interessi in gioco.
Le 500 a mò di scorta (o cani da guardia) sono ottime trovate non solo come orpelli "poetici" che abbelliscono esteticamente il film, ma anche come metafora, per cui esse, una marca automobilistica orgogliosamente italiana, diventano uno strumento nazionalistico preposto alla difesa della roccaforte borghese, tempio dove convergono svariate anime (religione, cultura, pubblicità) unite dall'intento del dominio.
Un (mezzo) capolavoro assolutamente da riscoprire e attuale ancor oggi nei suoi propositi demistificanti.