tylerdurden73 6 / 10 15/10/2014 15:03:03 » Rispondi Un bianco e nero fin troppo manierato per "Le Buttane", film di "vita" frammentario e disomogeneo dai palesi richiami pasoliniani con i suoi personaggi di strada, gli ambienti degradati della periferia e una popolarità verace portata a galla attraverso il mestiere più antico del mondo. Alla regia c'è Aurelio Grimaldi, regista ormai tristemente noto per nefandezze quali "Il macellaio" e La donna lupo", ma allora tenuto in notevole considerazione tanto da approdare a Cannes. Realismo ma anche chiare similitudini grottesche con il cinema di Ciprì e Maresco, non solo per l'ambientazione siciliana e per l'annullamento del colore, ma anche per il massiccio utilizzo del dialetto locale (occhio, non ci sono i sottotitoli), e per la presentazione di alcune scene sopra le righe che sembrano scollate dal contesto centrale: il tizio che canta utilizzando un fallo di gomma o i tre ragazzi intenti ad ingraziarsi i favori di Paola Pace raccontandole barzellette sono sequenze eloquenti. Non c'è intenzione di giudicare, solo la voglia di riportare uno spaccato quotidiano il più aderente possibile a questo florido mercato della carne. Prostitute, gay e travestiti animano con le loro storie un film dai dialoghi a dir poco coloriti e caratterizzato da ostentazioni anatomiche più gratuite che realmente necessarie. La narrazione non segue fili logici, è un puzzle di finestre aperte durante lo svolgimento del "lavoro" o più pertinenti alla vita quotidiana dei protagonisti (fantastica la scena delle due testimoni di Geova) I personaggi efficaci sono quelli cui il regista dedica più di tempo: ovvero Orlanda (Ida Di Benedetto), acida napoletana trapiantata in terra sicula e (Liuccia) Guia Jelo, prima coccolata da un giovane spasimante poi vittima di tre bruti. Azzeccata la colonna sonora con Mina e la sua "L'eclisse- twist".