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AMERICAN BEAUTY regia di Sam Mendes

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atticus     9 / 10  27/11/2011 01:46:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Da quando è diventata una moda parlar male di "American Beauty"? Io mi dissocio, l'ho adorato dal primo momento. Col senno di poi, alla luce delle opere successive, si capisce quanto l'esordiente Mendes avesse le idee chiare sullo spirito corrosivo con cui distruggere accuratamente ciò che restava del sogno americano, affidando la parte del leone ad un personaggio limite in cui si proiettavano tutte le ipocrisie e le insoddisfazione represse destinate ad esplodere violentemente.
Qui l'ago della disperazione è Lester Burnham, succssivamente sarà la Kate Winslet di "Revolutionary road".
Storie di mostruosa ed ordinaria (a)normalità si intrecciano in una splendida sceneggiatura a più voci (firmata Alan Ball, il creatore di "Six feet under") in cui anche i luoghi comuni, in quanto forme del reale, trovano una loro impeccabile funzionalità. La regia unisce il citazionismo 'old fashion' ad uno stile visivo che ha segnato l'immaginario del nuovo millennio, anche grazie all'incantevole fotografia di quel genio che fu Conrad Hall ed alla preziosa colonna sonora di Thomas Newman. E poi c'è un cast di attori spettacolari, ovviamente gli immensi Spacey e Bening in testa a tutti, ogni lode sarebbe incapace a definirne la bravura sovrumana.
Un grandissimo film, a distanza di anni conserva ancora tutto il suo veleno.
Terry Malloy  16/08/2013 15:02:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Da quando "distruggere il sogno americano" è considerato quanto di più innovativo, geniale, interessante possa fare un regista contemporaneo?
atticus  17/06/2014 20:03:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Da mai, credo. Infatti Mendes, con questo film e con "Revolutionary Road" (il compimento totale è però in "Away we go") distrugge gli scampoli di quel sogno che a fatica si sono trascinati negli anni. Il sogno era già morto da un pezzo, e registi come Brooks o Kazan l'avevano già raccontato sul grande schermo. L'analisi di Mendes (e di Alan Ball che l'ha scritto) è sugli effetti di quel tracollo. In questo sta, a mio parere, la sua genialità :)
atticus  17/06/2014 20:04:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Da mai, credo. Infatti Mendes, con questo film e con "Revolutionary Road" (il compimento totale è però in "Away we go") distrugge gli scampoli di quel sogno che a fatica si sono trascinati negli anni. Il sogno era già morto da un pezzo, e registi come Brooks o Kazan l'avevano già raccontato sul grande schermo. L'analisi di Mendes (e di Alan Ball che l'ha scritto) è sugli effetti di quel tracollo. In questo sta, a mio parere, la sua genialità :)