caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

AMERICAN BEAUTY regia di Sam Mendes

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Woodman     5 / 10  28/05/2014 21:38:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Uno dei film più sopravvalutati di sempre. Il colosso del '99.
Una falsità fastidiosissima pervade e domina il film dalla prima scena, per poi eclissarsi involontariamente negli ultimi due minuti, con le toccanti immagini sulle quali parla Spacey nel famoso monologo. ("e...Carolyn"). Sale un brivido. Nulla più.
Un film d'attori (e pure parzialmente dato che i giovani sono da trucidare, mentre si staccano grandiosamente Spacey e Cooper, cosa che poteva valere anche per la bravissima Bening, se non fosse rimasta intrappolata in un ruolo scritto col cu.lo) che non svetta mai, che non decolla, insomma, proprio perchè talmente narcisista e autocompiaciuto da stallarsi, appiattirsi sin dal decimo minuto. E infatti è una pietosa denuncia (ipocrita, come detto giustamente da molti, dell'ipocrisia (!) della famiglia, che però in quel toccante finale diventa il nido nostalgico irrecuperabile... Quindi a cosa stiamo assistendo?) dal ritmo scostante, emersa non troppo bene (per esser buoni, davvero parecchio buoni) da una sceneggiatura fastidiosa che cita in malo modo "Sunset boulevard" e incrocia "Lolita". Assolutamente pleonastici e fini a se stessi, tali rimandi accrescono la mole di assurda sconclusionatezza che è connaturata nell'opera. Che tuttavia Ball sappia scrivere si vede, che Mendes non sia incapace pure, nè tantomeno si dubitava della magniloquenza di Thomas Newman, che sfodera una colonna sonora brillante ed epocale davvero sprecata sulla patina delle immagini simmetricamente architettate e incorniciate davanti ai nostri occhietti increduli e appagati. Eppure altro non hanno fatto che assecondare le voglie del pubblico, esibendo una tavolata di prelibatezze completamente coperta da uno spesso telo rosso. Il film rimane spacciato, affogando in un diseguale alternarsi di piattume che spazia dal menzognero al trito, dall'immensa, sconfortante superficialità -tradita da una sceneggiatura che si prefissava una notevole e intrigante sensibilità- al puzzolente. Non c'è un momento autentico in "American beauty", parola mia.
I pecoroni americani hanno accolto a piena voce regalandogli 5 Oscar, di cui 3 sicuramente irritanti (regia, film, sceneggiatura). Ma anche nel resto del mondo hanno esageratamente applaudito.
Informe, bugiardo, estetizzante, pruriginoso, artificioso, furbissimo, urticante, derivativo, già visto.
Si salva comunque la magnifica atmosfera di fine anni '90-primi 2000, che regala le sensazioni più fresche di sempre, ma questo vale per me e per me solamente, e anche sul piano soggettivo è palese quanto poco sufficiente sia per salvare il baraccone.
In gran parte assolutamente d'accordo con la recensione.

Guarda da vicino. Già, per ricrederti.