il Grande Mao 5½ / 10 18/07/2019 13:18:35 » Rispondi 2019. Pellicola onestamente sopravvalutata, che esalta valori tra i più nobili, non priva di quell'alone di retorica che sembra quasi d'obbligo in produzioni così poderose per cercare i favori del pubblico.
Il film ha una sua epica, o quantomeno la cerca senza trovarla mai pienamente, e si basa su qualche stereotipo di troppo secondo uno schema ben preciso (ricordiamo Balla coi Lupi, ma di esempi ce ne sarebbero molti), primo fra tutti quello del ruolo salvifico dell'americano illuminato (e bianco) che interviene in soccorso dello straniero nella sua terra; non può mancare anche la storia d'amore (fortunatamente qui appena accennata) tra il nostro salvatore e l'indigena, né il ritorno nella civiltà e la repentina retromarcia una volta constatato che gli autoctoni vivono meglio, sono più puri, sinceri, simpatici, belli e via dicendo.
Sa tutto un po' di già visto, di prevedibile, per quanto sia senz'altro interessante soffermarsi su alcuni aspetti di una cultura nobile come quella della tradizione giapponese.
Infatti la parte migliore della pellicola è di sicuro il secondo atto, dove, tra molti silenzi e scene che trasmettono grande serenità, Algren cambierà interiormente e troverà se stesso.
In questo senso, il personaggio più intrigante del film (non per niente gli dà il titolo) è Katsumoto, interpretato da un buon Watanabe, sicuramente più interessante di un Cruise che adora questi ruoli da pri*******, ma che non trasmette emozioni particolari. Una nota di merito per l'interpretazione di Kato, che con gesti, sguardi ed espressioni dice molto più di quanto non faccia a parole.
Anche a livello tecnico il film non fa faville: tutto molto buono, ma senza eccellenze (si pensi alla fotografia, un po' da cartolina, che crea un'atmosfera non sempre adeguata), con l'aggiunta di una durata eccessiva che rende pesante la visione, soprattutto nel terzo atto.
Sicuro valore aggiunto è la colonna sonora di Zimmer, molto drammatica e d'impatto, unico elemento che dà vera epicità alla narrazione, fermo restando che sembra tutto molto prevedibile e che anche nel finale si fatica a commuoversi,
visto che, mentre l'Ultimo Samurai muore - come da facile previsione - da martire, l'eroe di turno, ben lungi dal perire eroicamente, resta miracolosamente vivo e vegeto sotto i colpi di una mitragliatrice che falcia tutto ciò che si muove tranne lui, nonostante cavalchi in primissima linea.
Blockbuster che funge alla perfezione da macchina da incassi, ma troppo 'commerciale' per lasciare allo spettatore qualcosa di importante a visione finita.